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corsa al mare cover 1030x615Durante la prima guerra mondiale ebbe un importante ruolo la propaganda. I giornalisti non esitarono a far apparire il nemico come un mostro mangia uomini e a trasformare il proprio Paese in una terra di eroi. I pochi giornalisti che vollero mantenere la libertà di stampa vennero isolati da quelli che credettero nel proprio compito d’indottrinamento. Ma la popolazione fu correttamente informata dalle notizie che vennero diffuse dalla stampa? In realtà no. Le masse non conoscevano la verità e ne erano consapevoli. Questo provocò diverse forme di opposizione alla discesa in guerra da parte dei richiamati, tra cui: diserzioni, mutilazioni, insubordinazioni e scioperi. La stampa venne però colpita dalle difficoltà economiche. Le inserzioni pubblicitarie, infatti, diminuirono a causa della conversione bellica e la maggior parte dei lettori, tipografi e autori, fu arruolata. I giornali contennero molte meno pagine e furono sottoposti a una censura preventiva che durò tutto il periodo della guerra. Tutte le notizie venivano filtrate ed opportunamente dirette ad ottenere il consenso alla politica interventistica. La censura venne applicata anche alla corrispondenza dei soldati e fu chiamata “censura di trincea”. Qualsiasi lettera scritta dagli arruolati non poteva contenere informazioni diverse da quelle pubblicate dai giornali italiani e doveva trasmettere entusiasmo per la guerra. Chi non rispettava queste prescrizioni rischiava la condanna al carcere militare. Alla fine del conflitto, soldati e famiglie si convinsero che la responsabilità dei quattro anni di massacro era proprio dei giornalisti che tennevano  la popolazione all’oscuro della realtà.  La verità fu appresa solo dai testimoni diretti e dai reduci che fecero ritorno a casa, lasciando così incredula la popolazione davanti ai loro strazianti racconti.

Scritto da: Luana Gravina, Anna Maria Stellacci, Valeria De Caro, Dalila Sabino.

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