IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Appena varcata la soglia della nostra aula si è rivolto a noi con tono amichevole e scherzoso, così giovane che sembrava quasi uno di noi.
Inizialmente ci ha parlato della facoltà di Economia e delle sue macro-aree, di sigle e CFU, di triennali e specialistiche, spiegando che il laureato in Economia può lavorare in molti campi, dal marketing, al management, alle banche, oltre che fondare una propria azienda, ma se vuole restare in ambito universitario deve puntare all’insegnamento o alla ricerca: il dottorato è una fase essenziale perché insegna a fare ricerca.
In seguito Michele ci ha descritto l’argomento del suo dottorato, e cioè l’applicazione dei giochi dinamici, in particolare i giochi differenziali, a problemi microeconomici, come la gestione di risorse rinnovabili in regime di oligopolio, i mercati regolamentati e l’evasione tariffaria.Alcuni di questi lavori sono stati presentati in convegni nazionali ed internazionali.
Ha cercato di spiegarci in termini semplici, ed illustrato tramite schemi, le differenze tra i problemi di ottimizzazione di un singolo agente, produttore/consumatore, ricorrenti nei modelli dell’economia classica, e la Teoria dei giochi, molto utilizzata oggi negli studi economici, secondo la quale i soggetti sono in stretta relazione tra loro, tanto che l’azione del singolo può influenzare l’andamento di un sistema economico.

 

Teoria dei giochiLa teoria dei giochi applicata all’economia è un argomento complesso, si basa su modelli matematici applicati al comportamento di soggetti che, in situazioni di concorrenza o di cooperazione, elaborano strategie per ottenere il massimo guadagno possibile. Queste analisi permettono di capire, e in certa misura prevedere e condizionare, ad esempio, il funzionamento complesso di un mercato azionario o di mercati in regime di oligopolio.

Michele ha fatto ricorso al cosiddetto “dilemma del prigioniero”, in base al quale si analizzano le strategie di due giocatori, sospettati e in isolamento in carcere, che cercano di minimizzare le possibili pene attraverso le scelte alternative di confessare, di non parlare o di accusare l’altro.

 

 

Con un linguaggio semplice ed efficace, in modo interattivo, Michele ci ha portati a ragionare insieme a lui, e molti di noi sono intervenuti mostrando grande interesse per l’argomento. Il discorso sulla ricerca in economia è continuato con l’introduzione di ulteriori filoni di indagine, dall’economia comportamentale alla neuroeconomia, nelle quali ci si avvale dei contributi di molte altre discipline.
Alla domanda su che cosa studino queste due nuove branche dell’economia moderna, Michele ci ha fornito le seguenti spiegazioni: la teoria classica (quella dell’Ottocento e di Smith) ipotizza che ognuno di noi tende a comportarsi in maniera razionale per massimizzare il profitto individuale, senza badare alle conseguenze. L’economia comportamentale ritiene che talvolta le scelte non seguono né la razionalità, né il buon senso, qualche volta nemmeno la volontà del soggetto. A partire dall’analisi sperimentale e impiegando concetti tratti dalla psicologia, essa dimostra che le scelte  possono essere influenzate da fattori esterni diversi dal prezzo, in genere fattori psicologico-sociali.
   
Anche la neuroeconomia, avvalendosi dei contributi di altre discipline, quali la neurologia, la psicologia, la medicina, la scienza e la matematica, afferma che il comportamento economico umano è fortemente influenzato da processi neuronali automatici e molto spesso inconsci, quasi indipendenti dalla propria volontà. L’economia si fonde, così, con la psicologia e le neuroscienze per descrivere tutte le variabili che intervengono in un processo di “decision making”.
Questi campi di indagine ci sono sembrati molto interessanti anche perché vi contribuiscono discipline che, solitamente, sono assai distanti tra loro.
In conclusione, quando gli abbiamo chiesto com’è studiare all’Università, ci ha risposto dicendoci che bisogna saperlo fare in autonomia, non c’è un rapporto diretto con i docenti, se non durante le lezioni in aula, e soprattutto non si deve perdere tempo perché prima si finisce,  più opportunità si possono avere.
E’ stato bello sentirsi quasi in un’aula universitaria, ad ascoltare una lezione di Economia su nuovi argomenti, attraverso schemi, diagrammi, giochi e ragionamenti. Ascoltandolo abbiamo compreso come l’impegno, l’interesse e lo studio fatto con amore per se stessi, siano fondamentali per raggiungere i propri obiettivi, ma anche per dimostrare a chi non crede nelle nuove generazioni e cerca di scoraggiarci, che anche noi possiamo costruirci un grande futuro.

Francesca Grifa V A Liceo Economico Sociale, Istituto Magistrale "Maria Immacolata", San Giovanni Rotondo

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