IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

Valutazione attuale: 0 / 5

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva


Ormai la violenza si sta diffondendo a vista d’occhio, basti pensare che la maggior parte delle persone ogni giorno la subisce sia fisicamente che psicologicamente. La violenza colpisce anche gli stessi giocatori che dovrebbero essere un esempio, ricordiamo senz’altro l'evento in cui Mexes, giocatore del Milan, strozzò Mauri della Lazio durante una partita o Totti, giocatore della Roma, diede un calcio a Balotelli o quando Zidane, trequartista della Francia, colpì con una testata l’avversario Materazzi difensore dell’Italia nella finale dei mondiali del 2006.
La violenza negli stadi si manifesta mediante l’azione di tifosi o degli stessi giocatori che, senza scrupoli, rovinano l’atmosfera della partita e, nonostante le misure preventive della polizia, non si riesce a fermarla. La maggior parte delle volte, la violenza tra gli stessi tifosi accade al di fuori degli stadi causando incendi, risse, feriti o addirittura morti ma sono anche tanti gli episodi di risse avvenute all’interno mentre è in corso la partita. Infatti il 29 maggio 1985 a Bruxelles, durante la Coppa dei Campioni disputata tra Juventus e Liverpool, i supporter inglesi, ubriachi e insoddisfatti del risultato ruppero la parete divisoria che li separava dagli italiani, provocando ben 32 vittime e numerosi feriti ma la partita continuò lo stesso, nonostante i morti presenti sugli spalti.
Il tifo è un’arma contagiosa che porta rabbia, frustrazione o magari ossessione, si parla del termine “ultras” che deriva dal francese ultra-royaliste, cioè “ultra realista”, che sta ad indicare la forza politica preponderante ai tempi della Seconda Restaurazione. Però gli ultrà non sono da escludere dallo stadio, sono proprio loro che danno la carica e fanno tener duro incitando con cori o striscioni le loro squadre per portare a casa la vittoria, sono gli stessi dirigenti che agevolano questi gruppi finanziandoli. Lo sport deve essere una sana competizione e spiegare che non è sbagliato fare cori o partecipare in modo attivo, caloroso al gioco, ma è far capire che c’è un limite a tutto, il limite è la violenza che distrugge la passione per il calcio, per quella rivalità che ci deve essere ma senza arrivare allo scontro e alla cronaca nera.
Lo sport è sempre stato uno strumento per divertirsi, per passare il tempo con i propri amici, per crescere e comprendere dei valori e allora perché, si arriva all’esasperazione di uno sport nato per condividere una passione?

-Federica Petralla, 3cu.

Seguici su . . .

RSS filled 32

Newsletters

Iscriviti alla nostra newsletters, resta informato!!

Photo and video gallery

Utility