Londra doveva eleggere il numero uno del mondo e così è stato. Le finali del Masters in casa hanno premiato chi meritava ampiamente il riconoscimento di miglior tennista del pianeta. E all’O2 Arena della capitale inglese niente di più bello poteva esserci se non una sfida tra il numero uno e il numero due. Ma, rispetto ad altre occasioni, questa volta non c’è stata partita. O meglio, c’è stata ma a favore di Murray. Con la vittoria 6-3 6-4 sul Djokovic, lo scozzese si conferma il numero uno del mondo. Senza se, senza ma. Finale che ha visto un equilibrio fino a inizio dell’ottavo game quando Murray, dopo aver fallito due palle break nel sesto gioco, sfruttava al meglio la terza opportunità di break concessagli da Djokovic  e strappava al suo coetaneo il servizio. E da quel momento il serbo non reagisce più. Perde cinque game consecutivi. Fatale ed inaspettato è stato il calo fisico e mentale di quest’ultimo. Da un lato l’infortunio al polso in estate che lo ha fermato nel bel mezzo della stagione; dall’altro la crisi matrimoniale con la moglie Jelena. Strano, ma vero, era lui il più stanco tra i due contendenti.  Carriera invece definitivamente svoltata per il 29enne di Glasgow. Dopo aver trionfato a Wimbledon e dopo aver vinto l’oro Olimpico a Rio De Janeiro, il secondo consecutivo dopo Londra 2012, Murray si è preso anche quest’ultima ammirevole ricompensa anche se c’è il forte rischio che debba passare il testimone a Djokovic se il serbo dovesse vincere il Masters di fine anno senza sconfitte nella fase a gironi. Lo scozzese, però, per il momento si gode il primato e non pensa a questa eventualità anche perché sarà lui il principale avversario, alla vittoria finale, del collega serbo nell’ultimo torneo stagionale. 

 

Maria Vittoria Manno III A classico, Liceo “F. De Sanctis” - Trani