IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Attraverso lo scenario ancora troppo spesso drammatico del panorama odierno, per alcuni aspetti di matrice persistentemente patriarcale ma sempre più lontani da quella di qualche tempo fa, è possibile percorrere un rapidissimo viaggio nella storia, toccando varie realtà differenti nello spazio e nel tempo in cui le donne non erano cittadine con una vita da costruire ma schiave di un modo di pensare che attribuiva all’uomo l’ultima parola.
Chissà cosa si cela dietro le mani sporche di sangue. Ancora gravemente presente è il problema della condizione di inferiorità che affligge la donna in vari ambiti sociali. Lo scenario è chiaro: dal 2006 al 2016 le donne uccise in Italia sono state 1.740. Nonostante i dati dell’Istat registrino un calo del 3,3 % dei femminicidi, il numero dei delitti perpetrati a danno delle donne rimane sempre elevatissimo. L’assurdo sta nell’apprendere che in questi numeri esorbitanti non sono comprese le violenze, lo stalking o i tentativi di omicidio. L’ultima vittima è Anna Costanzo, trovata ormai senza vita in casa sua a Porto Santo Stefano, all’ Argentario, la mattina del 16 febbraio. Il marito l’ha strangolata stringendole il filo del computer intorno al collo.
Durante il Medioevo la nascita di una donna era sin da subito soggetta a una visione misogina da parte della Chiesa che la riteneva un’ ‘’Eva’’ in quanto induceva al peccato, sebbene in ambito letterario la donna induceva, come la Laura di Petrarca, l’uomo a fantasie, mai carnali. Nel Dolce Stilnovo la donna era rappresentata come un essere angelico provvidenziale, capace di migliorare il cuore dell'uomo e disporlo alla virtù, così come la Beatrice di Dante “Che dentro a li occhi suoi ardeva un riso Tal, ch'io pensai di toccar cò miei lo fondo de la mia gloria e del mio paradiso”. Sebbene nel Rinascimento l'istruzione femminile, decisivo fattore di uguaglianza con l’uomo, venisse considerata un'inutile perdita di tempo, nel Cinquecento cominciarono a nascere istituzioni scolastiche riservate alle donne borghesi che permettevano l'apprendimento della lettura e della scrittura. Si teneva in considerazione anche l’esercizio di governare la casa per poter essere una “buona moglie”. Non più “uomo imperfetto”, la donna del Settecento era vista come creatura diversa in quanto appartenente a una realtà sociale fortemente diversificata che tendeva a vedere il mondo femminile in modo uniforme, secondo un criterio di genere. Nel tempo, tra lotte giuridiche e ricerca di un’uguaglianza formale e sostanziale, giungono le suffragette la cui leader era l’inglese Emmeline Pankhurst. Dal diritto di voto al divorzio, dalle leggi sulla violenza sessuale alla rivendicazione di un trattamento paritario, le donne diventano palesemente “attive’’ e organizzate. Nonostante l’emancipazione crescente, il fenomeno del femminicidio è ancora terribilmente presente nella società odierna, come dimostrato dai casi di cronaca che troppo spesso continuano a susseguirsi. Sarebbe il caso di iniziare a cercarne il motivo proprio partendo dalle donne, comprendendo l’importanza di non confondere l’amore con la sua profanazione e individuando in “coraggio” e “prevenzione” le parole-chiave per aprire la nostra prospettiva di pensiero, sperimentando il proprio essere al mondo, senza chiudersi e quindi impedendo in tal modo di essere “l’altra metà dello stesso pensiero”.

Anna De Meo, Stella Solenne, III A – Liceo “Ilaria Alpi” – Rutigliano (BA)

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