IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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La retorica è considerata come l’arte del dire, del parlare ma più appropriatamente del persuadere con le parole. La retorica fu considerata fin dai tempi più antichi l’arte della persuasione, applicabile al linguaggio verbale. Essa rappresenta una componente notevolmente importante in qualsiasi messaggio e da secoli è appunto considerata lo strumento principale per chi voglia esercitare un’opera di persuasione.
La prima e più importante opera in cui viene descritta la struttura di un’orazione è la Retorica di Aristotele, che influenzò tutti i retori delle epoche successive, fino al XIX secolo. In epoca romana il sistema aristotelico fu ripreso da Cicerone, nell’opera ‘’De Oratore’’, dialogo in cui l’autore espone le cinque fasi fondamentali 1. inventio (in greco èuresis, ricerca) ricercare le idee per svolgere la tesi prefissata, rifacendosi a tòpoi codificati; 2. dispositio, organizzare argomenti ed ornamenti nel discorso; 3. elocutio, l'espressione stilistica delle idee, con la scelta di un lessico appropriato e di artifici retorici; 4. memoria, come memorizzare il discorso e ricordare le posizioni avversarie per controbatterle; 5. actio: recitazione del discorso modulando la voce e ricorrendo alla gestualità.
Non solo, ma l’oratore deve essere in grado di docere et probare, ovvero informare e convincere; delectare, catturare l'attenzione con un discorso vivace e non noioso; movere, commuovere il pubblico per far sì che aderisca alla tesi dell'oratore. La retorica ha sempre avuto, dunque, lo scopo di persuadere gli ascoltatori, scopo tutt’oggi condiviso dalla pubblicità che si serve non solo di un linguaggio appropriato ma soprattutto di immagini. Un elemento ricorrente nel racconto delle vicende umane è da sempre il concetto degli archetipi. Questi personaggi e soggetti classici sono tuttora efficaci e possono essere utilizzati come fonte di ispirazione per la creazione di comunicazioni coinvolgenti. Quando si parla di "archetipo" si pensa alla definizione di Carl Jung, che coniò il termine per indicare gli schemi psicologici innati spesso presenti nella mitologia, nei testi sacri, nel folclore, nelle arti e nella cultura popolare. Per Jung, gli archetipi erano "frammenti di vita", che mostravano un collegamento emozionale tra l'individuo e l'inconscio collettivo. Questo legame è uno strumento efficace per il branding, la pubblicità e il marketing. I racconti basati sugli archetipi sono potenti perché parlano dei bisogni primari dell'essere umano. Sono storie che si ripetono e tramandano perché forniscono la chiave per comprendere le esperienze e le motivazioni umane. Utilizzando la forza della narrazione, lavorando con gli archetipi e dando vita a quei personaggi classici tramite lo storytelling visivo, in più formati e su piattaforme diverse, è possibile creare un'esperienza coinvolgente per il pubblico, attirare l'attenzione degli spettatori e costruire marchi eccezionali. In particolare nella mia classe, in un progetto di comunicazione visiva, finalizzato a ideare spot pubblicitari per promuovere le nostre discipline d’Istituto, per la realizzazione dello spot di inglese abbiamo utilizzato l’archetipo del ‘’puer aeternus’’, rappresentato dalla simpatica e infantile figura di Mr Bean. Puer aeternus è un termine della lingua latina che significa "eterno bambino", usato nella mitologia per indicar appunto un dio-bambino che rimane eternamente giovane; in ambito psicologico si tratta di un uomo adulto la cui vita emotiva è rimasta ad un livello adolescenziale.

Giovanna Tarantini IV A scienze umane, Liceo Francesco de Sanctis Trani.

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