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Si tratta di un concerto che coinvolgerà l’artista David Gilmour, ex chitarrista e cantante dello storico gruppo rock inglese dei Pink Floyd, che si terrà nei giorni 7 e 8 luglio 2016 nell’anfiteatro degli scavi di Pompei . Un luogo “storico e fantastico” , come detto dallo stesso Gilmour, che udirà per la seconda volta le uniche ed emozionanti note delle canzoni del gruppo inglese: nell’ottobre del 1971, infatti, i Pink Floyd si esibiscono a Pompei in un concerto destinato a diventare memorabile che però non vede la presenza di un pubblico e che è materiale di un loro film-documentario-concerto. Migliaia e migliaia di nostalgici degli esaltanti anni Settanta e di ragazzini amanti della musica rock attendono con ansia da mesi di assistere a questo secondo concerto negli scavi che, però, rischia di non concretizzarsi per questioni economiche: per potervi assistere il prezzo minimo del biglietto sarà di trecento euro. La domanda di milioni di italiani è appunto questa: ma vale davvero la pena spendere una tale cifra per un concerto? La risposta che potrebbe nascere spontanea è “sì” data l’unicità dell’evento, la sua location e la grandezza dell’artista, ma resta il fatto che il prezzo ha causato la delusione di moltissimi, soprattutto perché quello di trecento euro è un prezzo minimo per un posto neanche di lusso. Le perplessità degli italiani nascono dal confronto con altri eventi, associati a big della musica mondiale, associati ad un prezzo del biglietto per un terzo minore rispetto a quello in questione. Questo concerto, però, non ha da competere con nessun altro per il semplice fatto che il luogo che lo ospita è niente di meno che l’importante sito degli scavi di Pompei e, molto probabilmente, è questo che molti non hanno colto fino ad ora. In aggiunta è nata sul sito web change.com una sorta di “risposta”, una petizione che, qualora raggiungesse un notevole numero di firme, potrebbe far prendere in considerazione agli organizzatori dell’evento la possibilità di far entrare all'Anfiteatro, almeno per una sera, le telecamere Rai per immortalare lo spettacolo, trasmetterlo in diretta tv e dare così l’opportunità a milioni di appassionati di godere da casa un evento senza precedenti evitando di pagare un biglietto per molti esagerato. Potrebbe rivelarsi, quindi, una specie di compromesso fra chi può e vuole godersi l’ebbrezza di un live marcato “Pink Floyd” e chi, invece, ha deciso di rinunciarvi. L’evento resta di un’importanza unica, quasi indescrivibile per chi davvero tiene a cuore quest’opportunità e per chi spera che il progressive rock, il nostro “diamante pazzo”, riesca a “continuare a brillare” e a coinvolgere i cuori di tanta e tanta gente.
ValentinaTorelli, 2AL, Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “F. de Sanctis” - Trani

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