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Questa è anche la frase che molte coppie “non normali” ripetono quasi con esasperazione ma senza mai stancarsi, alla quale però la società fatica ancora a credere. La questione dell’adozione per coppie omosessuali ha da sempre avuto il suo impatto sull’opinione pubblica e negli ultimi anni in particolar modo tanto da mobilitare intere comunità LGBT e non solo. Molte sono le testimonianze di coppie che sono riuscite a raggiungere il loro sogno e anche dei loro figli, che definiscono l’ambiente in cui sono cresciuti semplicemente famiglia dichiarando di non essere assolutamente diversi dagli altri o mancanti di qualcosa. Molti di questi ragazzi non sono stati adottati, bensì usciti da una situazione in cui uno dei genitori ha scoperto solo in seguito il proprio orientamento sessuale. Tuttavia vi sono storie che contribuiscono a lasciare sempre più scettica e diffidente gran parte della società. Vi sono,infatti,testimonianze di persone,alcune ormai adulte,che ammettono di sentire la mancanza di una figura materna o paterna in seguito a situazioni familiari tali da definire se stessi “un esperimento” e i propri genitori dello stesso sesso “egoisti” oppure di aver avuto problemi seri nell’integrarsi nella società, proprio a causa della loro famiglia. Sono queste e altre migliaia le situazioni in cui può sfociare l’ufficiale riconoscimento delle coppie omosessuali. Inoltre, a tali questioni si aggiunge la nascita di un circolo vizioso che ormai sta facendo strada, che possiamo definire come “il mercato nero di genitori surrogati”, uomini che donano il proprio seme e donne che affittano l’utero in cambio di denaro.  È questo fenomeno che molti Stati vogliono evitare ma a cui molte coppie si affidano, in quanto non riescono a vedere la realizzazione dei propri desideri. Una parte della società vede in questo fenomeno un passo in più verso l’uguaglianza e la possibilità di aiutare altri. L’altra parte, invece, vede la perdita del rispetto della figura del bambino che diventa quasi “un oggetto dei desideri”. Ci si trova in una situazione in cui è difficile stabilire quale delle due idee sia quella che tende ad essere più giusta. Probabilmente, la chiave di questo problema dipende dalla risposta alla domanda che la gente si pone in quanto è principalmente ciò che preoccupa molti: “I ragazzi stanno davvero bene?”.

Federica Falco, Marina Leggieri, Daniella Paula Sierra

2B/L, Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “F. De Sanctis” - Trani

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