IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Ancora attualmente pubblicità, luoghi comuni, interessi economici rilevanti spingono all’impiego, collaborano a rinforzare quella “cultura” del bere il cui senso si perde nella notte dei tempi. Malgrado ciò, contemporaneamente, si cominciano ad esaminare anche i disturbi che l’alcol provoca all’uomo. Il mutamento dal cosiddetto “bere moderato”alla vera e propria dipendenza dall’alcol non è ben definito. A favore di questo si inizia a dire, pur ancora con discrezione, che il bere è un atteggiamento a rischio. Molte volte, in ogni caso, si parla di alcolismo senza conoscerne il vero significato. Esso è una sindrome patologica costituita dalla dipendenza. È caratterizzato da un’assunzione incontrollabile di alcol, a scapito delle relazioni sociali del bevitore, della sua posizione sociale e della sua salute. Come per altre dipendenze da droghe, l'alcolismo è considerato una malattia curabile. Il termine alcolismo è ampiamente usato ed è stato coniato nel 1849 da Magnus Huss, ma in medicina il termine è stato sostituito dal concetto di "abuso di alcol" e "dipendenza da alcol”. Allo stesso modo, nel 1979, un comitato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha consigliato l'abbandono dell'uso del termine "alcolismo" come entità diagnostica, preferendo la categoria di "sindrome da dipendenza da alcool". I meccanismi biologici alla base dell'alcolismo sono incerti, tuttavia, fattori di rischio implicano l'ambiente sociale, lo stress, la salute mentale, la predisposizione genetica, l'età, l'etnia e il sesso. L'abuso a lungo termine di alcool provoca cambiamenti fisiologici nel cervello, come la tolleranza e la dipendenza fisica. Tali cambiamenti, portano l'alcolista all'incapacità compulsiva di smettere di bere. I danni dall'abuso di alcol colpiscono quasi ogni organo del corpo, compreso il cervello, causando una serie di disturbi fisici e psichici. Ad esempio, l’alcolista è solitamente di cattivo umore e aggressivo anche perché il suo comportamento gli provoca spesso problemi sul posto di lavoro, che si rifrangono anche sul clima familiare. Con l’evolversi della malattia, egli diventa sempre più malmesso anche in pubblico, perde ogni scrupolo e dignità, trascura il lavoro e ricorre a qualunque mezzo per saziare la sua irrefrenabile frenesia del bere e cade nell’abbruttimento e nella scostumatezza. Accanto a questi disturbi non ritardano a rivelarsi anche peggioramenti intellettivi: la percezione si fa tarda e lacunosa, la comprensione diventa carente e la memoria caotica ed incerta.
Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante. In Italia con la Legge 8 novembre 2012 n.189 vige il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, da ciò si deduce che i giovani di età inferiore ai 18 anni che consumano anche una sola bevanda alcolica durante l’anno presentano un comportamento a rischio nel consumo di alcol. Il binge drinking, modalità di consumo alcolico che comporta l’assunzione in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo di quantità di alcol molto elevate, è diffuso maggiormente tra i giovani di 18-24 anni; oltre questa fascia di età le percentuali diminuiscono per raggiungere i valori minimi nell’età anziana. I giovani lo praticano soprattutto nei contesti della socializzazione e del divertimento collettivo, spesso bevendo volontariamente fino ad arrivare all’ubriachezza e all’intossicazione alcolica.
Martina De Tullio, Vanessa Gallone, 3°AU – Liceo G. Bianchi Dottula Bari

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