IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Negli ultimi anni, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), riportate nel primo rapporto globale sulla prevenzione del suicidio “Preventing suicide. A global Imperative”, nel 2012, nel mondo sono state circa 800.000 le persone che si sono tolte la vita. L’Italia si colloca tra i Paesi con i più bassi livelli di suicidalità  sia a livello mondiale che europeo.
Uno dei primi sociologi ad occuparsi di suicidio è Durkheim nel saggio “Studio sul suicidio” (1897).
Secondo il celebre filosofo, i fattori che portano un individuo a togliersi la vita sono riconducibili a una dimensione strettamente “privata” e non sono imputabili al contesto sociale. Il suicidio diventa un fenomeno sociale quando le “cause suicidogene” sono legate a circostanze ambientali ostili.

Durkheim individua tre condizioni.

  1. Se l’io individuale si antepone alla società, si determina la mancata integrazione sociale del soggetto.

  2. Quando l’individuo fatica ad affermare la propria identità e cerca conferme omologandosi al gruppo, rischia di essere deluso.

  3. Quando la società non riesce a contenere le passioni smodate e i desideri eccessivi dell’individuo, egli, per protesta, può decidere di autoescludersi.

Le intuizioni di Durkheim, comunque determinate dall’analisi della società di fine ’800 possono descrivere, per ovvi motivi, solo in modo parziale, i casi di suicidio che si verificano oggi. Dai dati segnalati dall’OMS, infatti, emerge che il suicidio rappresenta la seconda-terza causa di morte nei giovani e la ottava-nona negli anziani. Per limitare l’incidenza dei casi di suicidio conviene secondo il filosofo francese, rendere coesa la società, senza questa “soluzione”, senza un sostegno morale condiviso la piaga del suicidio sarà sempre più purulenta.

Come si può osservare, in un contesto dilaniato come quello attuale, in cui prevale l’individualismo sfrenato, la condivisione proposta da Durkheim come soluzione ai mali che affliggono il mondo si rivela una bellissima utopia. Ma di utopie il mondo ne ha bisogno.

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Silvana Panza, Erica Monticelli 3AU  - Liceo Bianchi Dottula, Bari

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