IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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I fatti di Parigi, seguiti da quelli di Bruxelles, sicuramente avranno sconvolto l’animo di tutti. A seguito dell’esplosione della bomba all’aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maelbeek il 22 marzo 2016, il mondo ha perso trentadue vite umane e circa trecento si sono salvate, rimanendo, purtroppo, gravemente ferite, intrappolate nella rete crudele del terrorismo per colpa di un algoritmo fatale.

Non possiamo sapere dove erano diretti quei viaggiatori ma soffermiamoci sul perché erano lì in quel momento. Pensiamo agli assetati di curiosità, in piedi sul trampolino pronti a lanciarsi per esplorare un paese sconosciuto; agli studenti, intimoriti, in vista di un viaggio che potrà formare la loro personalità e ampliare le loro conoscenze; ai lavoratori, costretti a spostarsi per portare a casa il pane o, al contrario, a chi deve ritornare in patria per riabbracciare i propri cari. Ed ecco che all’improvviso, inaspettatamente, tutto ciò viene tragicamente fatto saltare in aria per mano di un commando di pochi uomini, due o tre, secondo le prime indagini, appartenenti all’ISIS. È paragonabile ai ladri che entrano in casa nostra di soppiatto e rubano le nostre stesse vite, lasciando l’abitazione a soqquadro. In questo modo hanno tolto la vita a persone innocenti, che si trovavano forse nel posto giusto, ma al momento sbagliato. Ancora più crudele e particolarmente degno di attenzione è il caso della famiglia Delcambe, che si trovava al check-in dell’aeroporto belga al momento dell’attentato: le due gemelline – Maureen e Alondra, 3 anni – si erano allontanate dai genitori per giocare; il padre le ha inseguite per sorvegliarle, temendo si potessero fare male. Proprio in quell’istante il kamikaze ha premuto il pulsante della bomba per farsi saltare in aria, separando per sempre la madre dal resto della famiglia.
Ormai non possiamo più sentirci sicuri. Gli eventi terroristici hanno compromesso la fiducia nel prossimo, rendendoci restii all’accoglienza. In questi giorni, quelli successivi alla strage di Bruxelles, tutti i capi di Stato si sono riuniti per discutere sulla sicurezza in Europa e per adottare controlli più rigidi. In Italia si è tenuto un incontro straordinario per discutere del medesimo argomento. Ma, esaminando la questione più attentamente, ci si rende conto che gli Stati europei manifestano una certa superficialità in materia di sicurezza. Infatti, solo dopo la strage al Bataclan, la Francia ha avviato le trattative per la chiusura delle frontiere. Viene spontaneo pensare che se le porte dell’accoglienza fossero state chiuse prima (o se non fossero mai state aperte) forse Parigi e Bruxelles non sarebbero state teatro di nessuna tragedia. In fondo come prevederlo?
Osservando entrambe le facce della medaglia scopriamo che la colpa non è tutta dei terroristi e che il mondo è un ingranaggio logorato dal “dio denaro”. Se guardassimo sul fondo dei kalashnikov, troveremmo inciso il nome delle potenze mondiali.
Da questo capiamo che, a fronte di quel conflitto da parte dell’ISIS contro il mondo, sotto le mentite spoglie della guerra di religione, c’è un ritorno economico che ignora la violenza che vende. Pertanto, se davvero gli Stati volessero fermare questa guerra, dovrebbero rinunciare ai loro interessi finanziari ponendo maggiore attenzione alla sicurezza dei loro cittadini, nonché alla loro stessa vita.
Non sappiamo né quando, né dove salterà il prossimo kamikaze rubandoci la vita, o quale mezzo di trasporto ci accompagnerà nell’aldilà. L’unica certezza è che, se il mondo non dovesse correre subito ai ripari, ognuno di noi si ritroverà ad avere “Ladri in casa propria”!
Giorgia Rizzo, 2 A/L
Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “F. De Sanctis” - Trani

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