IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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La distanza, per definizione, è lo spazio che separa due oggetti, luoghi o persone. Essa può essere davvero poca ma anche molta, alcune volte decisamente troppa, tutto ciò dipende dal contesto: immaginiamo che due si trovino nella stessa grande casa ma in due stanze una lontana dall’altra: nel contesto casa i due saranno parecchio distanti tra di loro; se invece prendessimo in considerazione il contesto città, i due sarebbero vicinissimi. Prendiamo adesso in considerazione due persone che si trovano nello stesso Stato ma uno nel sud e uno nel nord: nel contesto Stato i due sarebbero lontanissimi l’uno dall’altro; e se invece prendessimo in considerazione il contesto continente ? O magari il contesto internazionale ?
La distanza, per una grande percentuale di gente, è un nemico difficilissimo da abbattere, non importa se colui che ha una persona distante sia un adulto o un teenager – anche se per questi ultimi, soprattutto se minorenni, è tutto cento volte più complesso – , e non importa se siano 500 kilometri o 10.000 : la distanza costa sempre qualcosa.
Per quanto essa possa essere odiosa e quasi imbattibile, penso si debba imparare a vederla come una prova per il rapporto. Pensiamo a dei coniugi o semplicemente ad una coppia di amici che vivono a centinaia e centinaia di kilometri distanti l’uno dall’altro: la quantità di fiducia che viene messa alla prova è spropositata. Per quanto è vero che la distanza porta sofferenza, tanto lo è che la sofferenza porta maturità e non si può che uscirne più forti di prima.
La distanza, per definizione matematica, è la distanza di due punti, la lunghezza del segmento di retta che li unisce. Per quanto la matematica possa essere noiosa, questa definizione, applicata nel nostro contesto, è quasi una consolazione. È bello poter immaginare due persone lontane come due punti uniti da una retta, quella retta che può benissimo rappresentare la fiducia che tiene legati, uniti due che vorrebbero abbracciarsi con tutto il loro cuore ma non gli è data possibilità.
A ciascuna coppia (o gruppo) di amici è data una distanza, una retta ben definita che può anche essere rappresentata come una corda di quelle usate per giocare al tiro alla fune, come se ci volessero dire che questa è la massima distanza che ci può essere, che sta a noi tenere questa corda costantemente tesa e continuare a tirare per vincerla, ma che allo stesso tempo chi molla è eliminato; l’unica differenza è che se uno molla, l’altro ha perso con lui.
È in casi come quello della distanza che viene rivelata la vera utilità di uno smartphone e della sua istantaneità; è quasi incredibile come un messaggio, una chiamata o una videochiamata su Skype possa migliorare la giornata, perché per quanto la gente che ti sta in torno cerchi di starti accanto – che, ci tengo a sottolineare, è un gesto da apprezzare e non solo perché non è ciò che tu cerchi va disprezzato – è strano come proprio la persona più lontana sia quella di cui hai più bisogno.
Nonostante le difficoltà varie, c’è una parte effettivamente positiva della distanza: l’azzeramento di essa. Abbracciare o riabbracciare la persona che hai aspettato per così tanto e sapere che tutta la scalata fatta senza mai arrendersi è servita a qualcosa, perché chi persevera vedrà la vittoria.
Simona Marsano, II A/L
Liceo Classico, Linguistico, delle Scienze Umane “F. De Sanctis” - Trani

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