IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Mi sono chiesta se siamo davvero violenti. Ma è così, lo siamo. Ognuno di noi avrà sentito, se non visto, almeno una morte per violenza. La morte di un uomo non fa neanche più tanta paura. Ogni giorno vediamo persone uccise, giustiziate e sappiamo solo dire: “Mi dispiace!”. Ci dispiace, ma non cambiamo mai. Da dove nasce tutta questa violenza? Il Mahatma Gandhi rispose dicendo: ”Le radici della violenza sono la ricchezza senza lavoro, il piacere senza coscienza, la conoscenza senza carattere, il commercio senza etica, la scienza senza umanità, il culto senza sacrificio, la politica senza principi.” E aveva pienamente ragione. La violenza avviene sempre per un motivo. Di certo non un motivo giustificabile. Che cosa è la ‘violenza’? La violenza è la prima e più diretta forma di violazione dei diritti umani. Che cosa intendiamo esattamente per ciò? La parola significa: azione volontaria, esercitata da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà. Ciò significa che chi pratica violenza, ha il pieno controllo delle sue azioni. Sa cosa fa e perché lo fa. Bisogna riconoscere due tipi di violenza: la violenza domestica e quella non domestica. La prima comprende i comportamenti violenti che si consumano tra coniugi, familiari, la seconda tra persone non appartenenti allo stesso gruppo famigliare. La violenza domestica, di solito, è quella che dura più a lungo. Quello che erroneamente è definito ‘raptus’ o ‘delitto passionale’, non è altro che il capolinea drammatico di un’escalation che spesso dura anni. L’obiettivo è sottomettere e controllare l’altra persona e per fare ciò l’unica strada è indebolirla psicologicamente e quando ciò non funziona più, anche fisicamente. Il terrore che questa violenza crea porta la vittima a non denunciare ciò che a loro accade. Si ha paura delle conseguenze. Di ciò che potrebbe accadere a se stessi o a qualcun altro, in caso di ricatto. Sono quasi sette milioni le donne che subiscono o hanno subito nella loro vita atti violenti, in Italia. Una donna su tre subisce atti violenti nel presente. Il 35% nel mondo. Un tasso alto, troppo alto. Aumenta la percentuale di bambini che assistono ad atti violenti. Questo mi riporta alla prima domanda. Siamo davvero così violenti? Lo siamo a sufficienza. Anche troppo. Dobbiamo reagire. Dire basta. Uso il ‘dobbiamo’ perché la violenza coinvolge tutti noi, a pari merito. Bisogna parlare. Al primo schiaffo, al primo spintone. Dovete parlare. Con un amico, un parente, qualcuno di cui vi fidate. Reagite. Non abbiate paura. Fatelo per voi stesse, per chi vi è più caro. Se vedete invece o sospettate, nonostante il senso d’impotenza sia alto, non abbiate paura di rompere un equilibrio di un rapporto che è già incrinato, tendete una mano. Una, due, tre volte. Non fermatevi. Meglio un rifiuto oggi che un senso di colpa domani, quando l’irreparabile è già in atto e non potremo fare altro che guardare.

Annalaura di Bari, 2 A/L

Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “F. De Sanctis” - Trani

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