IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Un argomento di cui si è parlato molto in questo periodo è stato quello del comportamento dei giovani.

Si va dalla generica maleducazione, lamentata spesso dagli adulti e dagli anziani, alla mancanza di rispetto per le persone e per le norme sociali di comportamento fino ad arrivare ad episodi di violenza e bullismo che diventano reati veri e propri. Gli interventi non devono sottolineare i comportamenti sbagliati dei ragazzi, descrivendoli eccessivamente nei dettagli come ultimamente hanno fatto molti media, calcando sulla spettacolarizzazione degli avvenimenti, ma individuarne le cause. Emerge che il problema non sono i giovani  in sé, maleducati e superficiali, bensì la famiglia, le istituzioni e chi avrebbe dovuto educarli, quindi la società stessa. Da molto tempo anche la scuola ha cessato di essere un luogo trainante dove gli studenti trovano la “maturità”: la formazione scolastica risulta poco efficace, perché le competenze acquisite risultano scarsamente trasferibili in contesti diversi ed hanno modeste ricadute sulla formazione della persona. Contemporaneamente la società propone altri modelli falsi, ma estremamente attraenti. Scorciatoie verso un facile successo: le veline, i reality, il calcio, milioni regalati a chi risponde alle domande sceme di quiz televisivi. I “nuovi genitori” sono troppo permissivi, troppo disposti a proteggere i propri figli e non riescono ad affermare la propria autorità su di loro, mentre la società spinge i giovani al consumismo, crea bisogni molto spesso falsi, propone loro idoli capricciosi e di dubbia moralità … aggrava insomma la già difficile situazione, facendo abbandonare loro i valori più importanti. Tutti gli atteggiamenti scorretti dei giovani, come stare ore e ore al cellulare, rivolgersi sgarbatamente alle autorità, maltrattare il prossimo e non curarsi delle persone che li circondano, derivano quindi da una cattiva educazione. È l’ascolto che i giovani cercano ovunque. Non perché abbiano un particolare racconto da fare, ma perché se un altro è disposto ad ascoltare, ciò significa che esiste qualcuno che si è accorto di loro. È forte il bisogno di sentirsi accettati, riconosciuti per quel che sono e quindi di ricevere una risposta non generica ma personalizzata. E’ più importante valorizzare la prospettiva dello “stare con” i giovani che non quella del “fare per” i giovani. La presenza dell’adulto che educa viene, infatti, ad essere decisiva anche quando rimane sullo sfondo come una figura simbolica di collegamento tra le generazioni. Un ulteriore suggerimento è di privilegiare la dimensione dell’affettività, dei sentimenti, della via del cuore più che della ragione, perché “l’alfabeto” delle emozioni ha un’efficacia più solida e duratura dell’”alfabeto” della razionalità.
FRANCESCO MIRACAPILLO 2B/L
Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “F. de Sanctis” - Trani

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