IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Condivido quanto dice l’illuminista italiano Cesare Beccaria, che la ritiene “inutile”, e sono completamente d’accordo con quanto afferma nel suo trattato “Dei delitti e delle pene”, pubblicato nel 1764, in cui conviene che essa sia una lotta della nazione contro il cittadino piuttosto che una sanzione penale corretta. 
Con la pena di morte il colpevole non potrà affrontare un percorso che lo porti ad acquisire consapevolezza di cosa sia realmente giusto o sbagliato, e quindi a pentirsi del delitto commesso.
La vita è un dono e, dal punto di vista etico, la condanna alla pena di morte è un atto ingiusto e crudele, a cui nessun uomo dovrebbe essere sottoposto, al di là della gravità del reato commesso. Esistono svariati modi per far prendere coscienza ad un individuo di quello che ha commesso e per far sì che non lo ripeta più, e la pena di morte non è certo fra questi.
Nessuno di noi ha il diritto di decidere se una persona debba morire oppure no, non spetta a noi compiere una scelta del genere, e di certo non può considerarla una giusta punizione il reo, pur consapevole di aver commesso dei reati gravi.
Rieducare un soggetto che ha commesso degli errori e far sì che non sia più una minaccia per la società attraverso la riabilitazione: questa è l’interpretazione giusta e non distorta della giustizia.
Giustizia non è condannare a morte qualcuno, giustizia è punire coloro che sono colpevoli con le giuste sanzioni, e soprattutto dare a tutti l'opportunità di redimersi.
L’articolo 27 della nostra Costituzione sancisce che “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”
Quest'ultima frase racchiude esattamente il mio pensiero, in quanto dà il giusto rilievo al concetto di rieducazione.
Anche la legge fondamentale dello stato italiano tutela quelli che sono i diritti fondamentali della persona, per cui non sarebbe corretto punire un individuo senza rieducarlo.
La pena di morte in passato era vista come una punizione più che giusta per alcuni reati, ma con il tempo questa visione di giustizia è cambiata in molti Paesi. In altri, oggi, la pena di morte è ancora prevista dall’ordinamento giuridico, in palese contraddizione con quelli che sono i comandamenti cristiani ("non uccidere").
La pena di morte priva la vita umana del suo valore e non mette il colpevole nelle condizioni di redimersi e migliorare.
Samanta De Guglielmo 4BE LES Liceo Bianchi Dottula - Bari
 

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