IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

A influire particolarmente in questo “cammino” sono la personalità del singolo studente, i suoi vissuti, le sue esperienze; si predilige, dunque, il valore umanistico del ragazzo ma, la maggior parte delle volte, il tutto viene accompagnato da una massa di pregiudizi, dettati da quel senso di paura e di inadeguatezza con cui gran parte dei ragazzi è abituata ad affrontare quella che si presenta come un’ esperienza diversa, nuova e, in questo caso, pienamente formativa. Per la preparazione prettamente pedagogica che offre il nostro corso di studi, quest’anno la nostra classe è stata scelta per collaborare con il Centro servizi per l’infanzia “Su Le Mani-che”. Il percorso di alternanza inizia con alcuni incontri preliminari e fondamentali, da seguire obbligatoriamente in vista dell’inizio delle attività vere e proprie. Tante nozioni che, per quanto fondamentali, per un po’ lasciano posto a qualcos’altro: L’ansia del primo pomeriggio di lavoro. Tante domande, spesso senza risposta, tanti dubbi, tanti pensieri. Tavolta le nostre paure offuscano il nostro coraggio e la nostra positività nell’affrontare alcune esperienze di vita che, come questa, si rivelano straordinarie nella loro semplicità. Con i bambini, almeno, è così. Con loro risulterebbe superfluo qualsiasi approccio tecnico, al contrario si aspettano qualcuno che si ponga al loro stesso livello, che assuma il tipico atteggiamento infantile per stargli accanto, seppure nel rispetto del compito lavorativo assegnatoci. La maggior parte degli interrogativi realmente fondati nascono in quel momento, quando hai a che fare con bambini tre o quattro anni più piccoli di te che ti chiedono di aiutarli nei compiti a casa. E lì non puoi far altro che metterti in gioco, non come durante le interrogazioni a scuola, senza libro davanti, senza aver ripetuto nulla, rispolverando sul momento conoscenze che, ormai, avevi dato talmente per scontate, da averle addirittura dimenticate. Il tutto risulta quasi come un “gioco” di immedesimazione: riconoscere le difficoltà che ci vengono presentate che, in fondo, erano state anche le nostre difficoltà qualche anno prima. Spronare i bambini e, contemporaneamente, essere spronati. Non si tratta di altro, se non di ciò che siamo abituati a vivere ogni giorno dietro quei banchi di scuola, ma in questo caso i ruoli si invertono. E’ poi fondamentale distinguere i tempi di studio dai tempi di gioco, essere ragionevoli ma giusti, saper controllare il tono e modificarlo adeguatamente quando serve; banalità che, una volta lì, diventano basilari e non trascurabili. Non si pensi all’attività di alternanza con i bambini come uno scherzo o un gioco, anzi. Mai partire prevenuti ma, al tempo stesso, mai essere troppo convinti e sicuri. In quel momento, noi ragazzi poniamo le fondamenta di una probabile occupazione lavorativa ma i bambini, nel contempo, costruiscono delle basi per la loro vita. E’ come se ci identificassimo in loro, riportandoci indietro di qualche anno, che a noi sembrerà sempre tanto lontano. Su di un tappeto colorato fra giochi di vario tipo, iniziamo pian piano a fondare i nostri rapporti affettivi con i bimbi; e il tempo scorre, tanto veloce da non bastare. In quel momento, lì con loro, qualsiasi pensiero perde importanza e subentra una grande e sincera gioia, come se la realtà fosse distorta per un po’, come se tornassimo a vedere il mondo con gli occhi innocenti di un bambino. E’ questo, forse, uno dei motivi principali per cui la maggior parte di noi ragazzi si fa guidare verso la scelta dell’indirizzo psico-pedagogico. Non saremo mai abbastanza preparati per poter “tornare bambini”, per questo sentiamo il bisogno di rapportarci con loro, di predisporci ad una visione ottimistica, talvolta ingenua della realtà e delle cose che ci circondano. Si prediliga l’attività pratica nelle scuole, sempre, perché le menti di noi ragazzi non siano solo ricolme di nozioni, concetti, conoscenze, e prive di pensieri spontanei e felici. E’ un appagamento istintivo quello che, sicuramente, accompagnerà questa nostra esperienza, di cui noi adolescenti abbiamo fermamente bisogno. Solo alla fine di questo nostro viaggio formativo avremmo costruito una solida impalcatura, che sicuramente reggerà il peso del nostro futuro percorso lavorativo. 

Chiara Aurora, III B scienze umane. Liceo "F. De Sanctis"- Trani 

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