IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Una stazione, un treno, una partenza, come quella che dal 1943 al 1945 accomunò centinaia di migliaia di deportati, ebrei, omosessuali, rom, prigionieri di guerra, disabili, politici trasportati nei convogli nei diversi campi di concentramento e sterminio diffusi in Europa, in particolare Auschwitz e Birkenau che rappresentarono un punto di non ritorno: un viaggio verso la morte. Una partenza che per noi invece e’ iniziata e terminata, ritornando nelle nostre case, dai nostri affetti, nelle nostre camere, alla nostra routine. Le lunghe ore di viaggio ci hanno permesso di entrare a pieno nel cuore dell’esperienza e di concentrarci alla pura assenza del viaggio affinché si trasformi una volta tornati, in cittadinanza attiva. Siamo partiti in 2.500 dalla Puglia, divisi in gruppi e date, direzione Budapest, Berlino, Praga. C’è chi è partito portandosi con se aspettative, chi no e chi con la consapevolezza di non trovarsi stessa persona al ritorno, nel riflesso di uno specchio oppure di non ritrovarsi per non perdersi. Sali in pullman e via, ti chiedi perche’ e per chi. Torni forse senza risposte, ma anche senza il bisogno di rispondere a quelle domande. In quei luoghi ogni sensazione prende il sopravvento, paura, angoscia, rabbia, estraniamento, ribrezzo, apatia, incredulità, ma tutti con un unico obbiettivo: raccontare e tener vivo il ricordo. La grandezza del campo, come quello di Birkenau, grande 4 volte quello di Auschwitz, il cimitero più grande al mondo in cui morirono 6 milioni di ebrei o l‘isolamento e lo smarrimento che traspare nella città di Lidice, la città fantasma, impressionano e commuovono. Toccare la storia, starle affianco, camminarci con i propri passi sopra, viverci all’interno comporta una maggiore consapevolezza e nausea per le atrocità e i crimini perpetuati dai nazisti, o meglio, da “uomini” nei confronti di altri uomini. Soffermarci a riflettere su questa storia attraverso le immagini sui libri ci lascia ai margini della superficialità , spesso non ci permette di capire fino in fondo ciò che è successo, non ci fanno provare e non ci permettono di concretizzare le stesse emozioni che si provano dal vivo. La pura esperienza ad essere lì cercando di immedesimarsi in una persona che è stata deportata, suscitano una paura, una solitudine ed una rabbia indescrivibili che un po’ tutti dovrebbero provare. I passi che hanno portato all’affermazione del nazismo sono stati al centro delle performance teatralizzate degli attori della compagnia “improvvisart”, per le vie della città di Cracovia, che si sono immedesimati negli animi di coloro i quali, deportati e smarriti, hanno dovuto affrontare la miseria, la fame, le temperature eccessivamente basse, le malattie, la morte dei civili. Ma in una situazione di eccessiva instabilità e indebolimento del tessuto sociale che comportò la guerra in quegli anni, gli attori sono riusciti a porgere la giusta attenzione sulle strategie adottate dalle SS o dai grandi componenti del Partito Nazionalsocialista Tedesco con l’intento di acquistare una maggiore potenza, salendo sempre più al potere attraverso processi apparentemente democratici. Il treno della memoria è senza dubbio un’esperienza forte e profonda, una proposta didattica che supera i limiti dell’ apprendimento, segnando per sempre la vita di alunni, professori ed educatori. Un viaggio non solo fisico, ma soprattutto intimo, di crescita personale che insegna ad apprezzare le piccole cose , la propria ordinarietà. Sarà impossibile, anche una volta a casa, dimenticare il freddo e l’immensità di quei campi, animati in un altro tempo da azioni mostruose e da milioni di volti che ancora oggi continuano ad interpellarci. Di fronte a tutta la sofferenza raccolta in quello spazio di terra non rimane che la speranza, ma soprattutto l’impegno, che quanto accaduto mai si ripeta. Dobbiamo renderci testimoni di questa brutale parte della storia, non dimenticarla perché “scomoda”, ma essere in grado di far riflettere e, nel nostro piccolo, fare in modo che i piccoli atteggiamenti di xenofobia diminuiscano. Noi non dimenticheremo.

Francesca Cipulli e Rossana Martina, 5^A Economico-sociale, Liceo "Ettore Palumbo" Brindisi

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