IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI


A parer mio, però, si tratta di un pensiero completamente sbagliato, preso in considerazione solo dai vigliacchi; preso in considerazione solo da chi non ha il coraggio di affrontare la vita, e preferisce scappare piuttosto che lottare.
Perché la felicità, per averla, per sentirla scorrere nelle vene, bisogna guadagnarsela, bisogna stringere i pugni e andare a prendersela.                      
Io credo che nessuno sia in pace, ma che anzi ogni persona, anche quella più solare,  nasconda dentro di sé dei demoni con cui è costretta a convivere, con cui è costretta a combattere: domande senza risposte, problemi a cui non si riesce a trovare soluzione, fino a mettere in discussione il senso e il valore  del proprio stare al mondo.
 Certo, ognuno sente tutto in maniera differente, c’è chi sente la vita più profondamente, chi meno; qualcuno potrebbe avere problemi più grandi rispetto ad altri...  Ma nonostante tutto bisogna lottare, anche quando non se ne vedono le ragioni, anche quando non si riesce a scorgere nemmeno un po’ di luce, nemmeno una buona motivazione per cui doversi alzare la mattina.   
Bisogna lottare perché, semplicemente, se sei nato su questa terra, se sei stato scelto per questa vita, vuol dire che sei abbastanza forte per viverla; perché devi dimostrare alla vita che tu sei più forte di lei; perché se senti qualcosa, che sia positiva o negativa, vuol dire che sei vivo...  Perché sentire dolore sarà sempre meglio di non sentire nulla!

Morire per ciò in cui si crede, per i propri sogni o principi sì; ma morire per le proprie sofferenze… no.                                                                    
Ad esempio… se credo nell’amore, morirei per esso? Sì. Ma se l’amore mi fa soffrire, morirei per tale sofferenza? No!


Alessia Abbaticchio, IVCe LES, Liceo Bianchi Dottula - Bari

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