IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

C'era una volta (e c'è ancora oggi) un ragazzo di nome Giuseppe Vacca, il ragazzo capace di volare. La sua storia ha un inizio decisamente travagliato: nato a 24 settimane a seguito di un fatale errore nello svolgimento dell'amniocentesi, ha sempre avuto la caratteristica di essere solare e testardo, tanto che i suoi genitori gli dicevano sempre che era nato prima perché, testardo com'era, aveva deciso così. E lui sorrideva, come sorrideva quando veniva rimproverato, quando combinava qualche marachella, o durante tutto l'arco della giornata, senza un preciso motivo, semplicemente perché gli andava. Un'altra cosa: è nato "scegliendo"  come propria compagna di vita una sindrome nota come "Sindrome di Little", dovuta ad una mancata circolazione cardiaca di ben 25 minuti. Per questo ha passato 4 mesi in incubatrice e ce l'ha fatta contro il parere e le previsioni della scienza. La sindrome di Little comporta una paralisi di 5 livelli di gravità agli arti inferiori e un caratteristico schema di deambulazione ad "X". Dalle capacità cerebrali sanissime, se non addirittura eccellenti, ha vissuto un’infanzia piena di alti e bassi, dalla normale dimensione di studente a quella di “cavia” terapeutica al di fuori della scuola, in cui la terapia, per impedirne la cecità, si intrecciava alle svariate cure propinate da un centro di ortopedia di Reggio Emilia, che provava a smuovere quel 4° grado di patologia che lo aveva portato a gattonare fino all’età di 4 anni. I dottori, insieme a tutti i componenti familiari, temevano che sarebbe degenerato al 5° livello, finendo per sempre e irrimediabilmente sulla sedia a rotelle. Lui però non demordeva, credeva fermamente nella possibilità di migliorare e, in virtù di questa speranza, metteva tutto se stesso nelle terapie che seguiva, dimostrando una determinazione ed una tenacia comuni a pochi. Continuamente sottoposto a iniezioni di tossina botulinica, sfruttava l’energia che gli veniva data per compiere un paio di passi prima di cadere a terra, fino al 2007, anno in cui subì il suo primo intervento di allungamento dei tendini, che fu come una magia per lui: subito dopo iniziò la terapia riabilitativa e nel giro di pochi mesi sbalordì tutti passando dal 4° al 2° grado e acquisendo, finalmente, la tanto agognata capacità di camminare. Di lì gli si è aperto un mondo, scorrazzava di qua e di là senza mai fermarsi, sempre con il sorriso in volto. Forse a voi sembrerà normalissimo, lo darete per scontato, ma per lui era fantastico, straordinario, pensava che sarebbe stato in grado di fare qualsiasi cosa semplicemente volendolo, avrebbe potuto raggiungere qualsiasi obiettivo, perché lui non camminava soltanto, lui volava. Un altro dono gli era stato concesso: la vista. Questa non era affatto una normale vista, ma una vista speciale, che gli permetteva di vedere oltre l’apparenza delle cose, gli permetteva di vedere cose, animali, persone, emozioni, ma soprattutto distinguere le persone di cui fidarsi da quelle da cui mantenere le distanze, gli amici dai nemici. La sua vita proseguì serenamente: dava buoni risultati a scuola e maturava nel tempo un crescente interesse per le materie umanistiche, sebbene al di fuori della scuola la sua vita da “cavia” non conoscesse soste. Nel 2011, a seguito di complicanze dovute allo sviluppo, venne sottoposto ad un altro “esperimento” di abbassamento delle rotule, che a ben poco servì se non a procurargli 2 mesi di dolore, al termine dei quali le sue capacità motorie si ritrovarono lievemente minate. Fu proprio questo che lo spinse a cambiare medico ed ad affidarsi al dottor. Francesco Motta, ortopedico di Milano, celebre per l’invenzione di innovative tecniche terapeutiche, che gli avrebbero permesso di vivere una vita tranquilla. Oggi questo ragazzo ha 17 anni, vive una vita tranquilla, spensierata e felice, ha i suoi amici, le sue passioni e le proprie ambizioni, non ha rimorso alcuno né rimpianto, sorride quando gli viene dato motivo di riflettere sulla sua condizione, poiché pensa più spesso ai doni che essa gli ha dato piuttosto che ciò che gli ha negato, vive ogni giorno con una vivacità incredibile, perché sa benissimo che lui è l’unico “ragazzo capace di volare”. Oggi questo ragazzo si trova in questo liceo a raccontare come testimonianza la sua storia. La storia della mia fantastica, meravigliosa vita. Parola di Giuseppe.
Giuseppe Vacca VAu, Liceo Bianchi Dottula - Bari

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