IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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“Si andava con la testa bassa, uno dietro l’altro, muti come ombre. Era freddo, molto freddo, ma, sotto il peso dello zaino pieno di munizioni, si sudava”. È questa una delle frasi che più mi ha colpito del racconto autobiografico “Il sergente nella neve” del 1953, opera di Mario Rigoni Stern, che ha partecipato personalmente alla Ritirata di Russia nel gennaio 1943, come sergente maggiore nei reparti mitraglieri nel battaglione “Vestone”. Il contesto storico a cui ci riferiamo è dunque quello della seconda guerra mondiale, periodo storico-politico in cui si verificarono una serie di scontri per l’egemonia militare-territoriale. Si tratta di guerre che coinvolgono tutta la sfera planetaria in cui tutti i Paesi vengono implicati reciprocamente, diffondendo sentimenti comuni a tutti coloro che ne facevano parte. Quello descritto infatti dall’autore è un esperienza condivisa da tutti i soldati a prescindere dalla loro appartenenza nazionale. Tristezza, angoscia e solitudine, sono i sentimenti che si diramano nei cuori di tutta la popolazione mondiale. Si parla quindi di guerra “mondiale” perché coinvolge numerose nazioni appartenenti a diversi continenti e di guerra “totale” perché descrive una guerra nella quale gli Stati sfruttano appieno tutte le risorse che hanno disposizione. Gli aspetti che rientrano in questa guerra “totale” sono molteplici ovvero: l’aspetto economico, demografico, ideologico e politico. Possiamo affermare come anche la prima e la seconda guerra mondiale sono state nominate così, proprio perché furono i primi conflitti della storia che coinvolsero contemporaneamente numerosi Paesi nel mondo. La prima e la seconda guerra mondiale sono state due guerre disastrose ma che presentano delle differenze e delle analogie; entrambe sono delle guerre mondiali in quanto hanno coinvolto tutto il mondo, ma la differenza sta proprio nella durata, in quanto la prima si è estesa dal 1914 al 1918 e la seconda dal 1939 al 1945, ben 6 anni di guerra, che hanno portato sicuramente più morte e distruzione. La prima guerra mondiale è una guerra territoriale mentre la seconda è, sì territoriale, ma soprattutto ideologica perché la Germania pensava di riconquistare il primato mondiale attraverso la guerra, ma numerose sono le tragedie durante essa, basti pensare alla Shoah, nella quale gli ebrei venivano trasportati nei campi di concentramento dove erano costretti al lavoro forzato. Molti di essi vennero uccisi e altri morivano straziati dal lavoro, i bambini o gli inabili a lavoro invece, venivano mandati nelle camere a gas, dunque una vera e propria disgrazia nella quale morirono 6 milioni di ebrei. Queste guerre tra analogie e differenze hanno cambiato di gran lunga la vita di tutti gli uomini del mondo, creando in loro un grande senso di angoscia, timore e ansia, quest’ultima considerata un fenomeno irrazionale, può provocare forti disturbi del comportamento, come ad esempio il mutismo o la rigidità muscolare. Ma la guerra non ha portato solo a ciò, essa è stata la causa di tante forme confusionali, deliranti, isteriche e depressive, che navigavano nell’animo di tutti i soldati che perdevano un loro compagno in guerra, e dovevano essere forti ad affrontare altre giornate così terrificanti. Un riferimento alla letteratura italiana lo si può fare alla poesia intitolata “Veglia” di Ungaretti, nella quale esprime lo strazio di un soldato che si ritrova il suo grande amico, colpito casualmente da una granata, tra le braccia ed ha il coraggio di rimanere immobile in quella posizione fino alla fine della battaglia. Attualmente tante sono le guerre nel mondo, e questo dimostra come l’uomo non impara mai, neanche di fronte alle peggiori immagini. Si cerca dunque di non dimenticare, ricordando sempre ciò che è accaduto nelle prime due guerre mondiali. Tutta quella distruzione insieme a tutte quelle vite perdute sono state il risultato della disfatta dell’umanità, proprio per questo possiamo affermare come la guerra non ha né vincitori e né vinti. A favore di ciò uno dei più illustri scienziati, Albert Einstein, affermò: “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”. Il conflitto che ad oggi è il più messo in discussione è sicuramente quello tra Russia ed Ucraina. Era il febbraio del 2022 quando questo conflitto, che lacera l’animo di due popolazioni così vicine ma anche così dissimili fra loro, scoppia distruggendo ogni cosa. Tutto ciò è a capo di Vladimir Putin detto “il nuovo Stalin”, che ha costretto centinaia di famiglie a scappare dal loro territorio nel tentativo di salvare loro ma soprattutto i loro bambini, che neanche il tempo di crescere e godersi pochi attimi che questa vita ci offre, che immediatamente si trovano nella condizione di dover scappare, e non perchè stanno giocando ad acchiapparella con i loro compagni, ma perché potrebbero morire da un momento all’altro nelle braccia dei loro genitori a causa di bombe gettate senza pietà sul loro territorio. Sarebbe surreale pensare che questa guerra possa servire a qualcosa, ed è altrettanto surreale comprendere la situazione di non poter agire, o meglio non voler agire. Cercare di far qualcosa dunque sembra essere la soluzione più corretta e giusta da considerare per cercare di mettere fine a tutto questo, ovviamente sottintendendo azioni di dialogo e mediazione, escludendo scontri diretti che potrebbero portare alla morte di altri innocenti.
Giulia Milella - classe 5^BU Liceo delle Scienze umane "Bianchi Dottula" Bari 

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