IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Socrate, oltre ad essere una figura centrale nella riflessione filosofica, inaugura la svolta antropologica: attribuisce all’uomo un ruolo decisivo nella riflessione filosofica, descrivendolo come colui che è sempre in cerca della verità che non è scontata, ma è dentro ognuno di noi. Per questo motivo dobbiamo lavorare su noi stessi così da far emergere, attraverso l’interesse e la curiosità, quella verità nascosta dentro di noi e di cui non ci accorgiamo.
Perciò l’uomo, secondo Socrate, compie una ricerca infinita su se stesso e infatti afferma che “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”.
Per fare tutto questo, serve la maieutica ossia l’arte del far partorire: come le ostetriche aiutano le donne a partorire, Socrate fa partorire, dal nostro interno, la verità.
Vissuto ai tempi del paganesimo, durante l’età pre cristiana, parla del daimon:quella voce che lo trattiene dal fare qualcosa di sbagliato, invitandolo a ragionare consapevolmente.
Mi viene spontaneo associare il pensiero di Socrate al lavoro di molti professori che spesso pongono domande ai propri alunni spronandoli nel ragionamento infatti, questi docenti non danno una risposta ai propri quesiti, ma pongono ulteriori domande ai ragazzi per indurli ad una conclusione.
Nel 1600, il filosofo  Pascal, che fu uno scienziato che ebbe una conversione religiosa però protestante, presentò un’analisi interessante dell’uomo nonostante la sua religiosità: definisce l’uomo come una canna pensante, perchè ha la ragione con la quale pensa, ma è una canna ovvero qualcosa di molto fragile che si spezza facilmente.
Il nostro pensiero ci avvicina a Dio  perché, l’essere pensante, ci permette di elevarci dalla fragilità umana.
Nel 1700, Immanuel Kant, parla di Dio da agnostico. Essendo illuminista, non aveva un buon rapporto con la religione, infatti afferma che Dio esiste, ma l’uomo non riesce a spiegarlo per la differenza abissale che c’è tra le due realtà. Perciò l’uomo può solo avere una speranza ragionevole che Dio esista. Secondo Kant, il fatto stesso che nella nostra mente esista l’idea di Dio, fa sì che Dio ci sia anche se non siamo capaci di spiegare l’idea di Dio.
Secondo il filosofo Hegel, l’uomo è ragione, una ragione che pervade la storia, il mondo, lo stato,… L’uomo è una ragione assoluta che trova  senso solo quando si dissolve in una realtà collettiva più grande di lui. Secondo  Hegel, lo Stato come forma collettiva, è Dio.
Il pensiero Hegeliano ci aiuta a comprendere l’importanza della società ed il valore delle regole, perché al di fuori della società e senza regole, la figura dell’uomo come singolo non avrebbe alcun senso.
Tra le idee di questi filosofi, quella che maggiormente si avvicina al mio pensiero, è quella di Kant. Credo che ogni persona abbia la necessità di credere che esista una figura superiore in cui si possa rifugiare nei momenti di maggiore debolezza e che lo accolga in una seconda vita sicuramente migliore di questa, ma allo stesso tempo nessuno potrà mai avere la certezza che questa figura esista realmente.  
Inoltre, quando si pensa a Dio, lo si raffigura come una figura superiore, completamente opposta alla  realtà in cui vive l’uomo, capace di compiere azioni che nessun individuo riuscirebbe neanche lontanamente ad immaginare.
Francesca Lorusso - classe 4^BU Liceo delle Scienze umane "Bianchi Dottula" Bari 

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