IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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L’obiettivo dell’Assemblea Costituente era quello di eliminare gli ostacoli che impedivano ai cittadini di godere di una maggiore equità sociale, dunque il compito della Repubblica era ed è quello di garantire la partecipazione di tutti lavoratori, compresi uomini e donne, alla vita sociale.
La Costituzione italiana entrò in vigore nel 1948, da allora e per molto tempo, nel nostro Paese, la parità di genere è rimasta sulla carta. 
Un passo in avanti verso la piena realizzazione del dettato costituzionale riguardo all’uguaglianza di genere è stato compiuto nel 1975 con la Riforma del diritto di famiglia. Con essa la condizione della donna muta radicalmente, viene abolita la figura del capofamiglia e riconosciuta la potestà condivisa dei coniugi o responsabilità genitoriale. Ma le discriminazioni e gli stereotipi non nascono dal nulla, dietro di essi c’è sempre una storia. Se si pensa alle epoche passate, ci si rende conto che la netta distinzione di ruoli esiste da tempo. 
Per esempio, si può far riferimento a colui che è stato definito da Kant “il Newton della morale“, a colui, che nonostante sia il padre della pedagogia moderna, restituisce ai nostri occhi un modello femminile che non possiamo condividere. Si tratta di Jean Jacques Rousseau che riserva alla donna un’educazione diversa da quella prevista per Emilio, adatta alla condizione femminile, per cui la donna è avviata a lavori “del suo sesso“, come per esempio al governo della casa. Rousseau distingue i lavori destinati all’uomo da quelli destinati alla donna, e malgrado sia passato molto tempo tale idea e il pensiero maschilista per cui la donna è inferiore rispetto all’uomo è, per certi versi, presente ancora oggi.
Nell’Emilio o dell’Educazione, Rousseau si sofferma a raccontare le tappe del percorso formativo del giovane, Emilio, la cui compagna ideale è Sofia.
Il pedagogista ritiene che ella sia fatta per essere soggiogata dall’uomo e che usi le sue capacità di seduzione per legarlo a sè.
Quella di Sofia è una figura di secondo piano, totalmente complementare all’uomo. Serve solo ad aiutare il suo compagno a tenersi lontano dalle tentazioni indotte dalla società. Rousseau punta ad un’educazione di tipo negativa, ovvero fondata sull’idea secondo la quale il discente deve essere preservato dal vizio e sottratto dalle influenze ostili di una società corrotta.
Attualmente il percorso educativo risulta avere caratteristiche completamente differenti, difatti segue le stesse tappe, sia per i maschi che per le femmine, e tende a raggiungere lo stesso obiettivo indipendentemente dal sesso.
Nel passato, però, c’è stata una sorta di anticipazione per quanto riguarda il cambiamento, perché c’erano delle idee contrastanti che incominciavano già a farsi sentire. Un modello di riferimento può essere il pedagogista del Seicento Comenio, che crede che a tutti, comprese le donne, debba essere riconosciuto il diritto all’istruzione.
A differenza dei suoi contemporanei, egli afferma che l’educazione dei due sessi debba essere parificata, sostenendo che il “sesso debole” sia senza dubbio capace di sapienza, forse anche più degli uomini. Oppure abbiamo la filosofa, Mary Wollstonecraft, la quale ritiene che l’inferiorità femminile non sia dovuta alla natura delle donne, bensì alla loro educazione realizzata in base a modelli inferiorizzanti che trasformano la donna nell’oggetto del piacere dell’uomo. 
Tuttavia, Wollstonecraft, crede che Rousseau abbia ragione sul fatto che le donne debbano essere buone mogli e buone madri, d’altro canto però, possono diventarlo solo attraverso un’educazione che promuova la loro sensibilità e la loro intelligenza.
Stefania Loconte, IVBU Liceo Bianchi Dottula - Bari

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