IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Quante volte ci è capitato di esclamare “Non è giusto!” o di protestare per un torto subito? Quante volte abbiamo lottato per ciò che è giusto? E quante volte non abbiamo fatto nulla?
Questo accade perché, in ogni uomo risiede un incessante bisogno e senso di giustizia. Sebbene essa si modelli durante la nostra formazione, è un attributo innato di noi esseri umani che si sviluppa già dai sei mesi di vita, secondo quanto riportato da una ricerca condotta presso l’Università di Kyoto, il cui risultato è stato pubblicato su Nature Human Behaviour.
Nel campo della psicologia delle organizzazioni e di quella sociale delle comunità, il senso di ingiustizia viene considerato come la risposta “emotiva” derivante dalla percezione di un atto ritenuto moralmente ingiusto. In questo senso dunque, ci si aspetterebbe che chiunque abbia vissuto in prima persona un’ ingiustizia o che abbia assistito ad essa, reagisca opponendosi. Tuttavia, ciò che emerge dalla realtà dei fatti e da alcuni esperimenti condotti per comprendere l’effetto che le ingiustizie esercitano sulle persone, l’uomo tende a rassegnarsi ed accetta la condizione di frustrazione ed ingiustizia in cui si trova.
Tante sono le storie di ingiustizie che, ogni giorno, ci vengono raccontate tramite la stampa e i mass-media e tante sono le persone che, anche a distanza di anni, combattono per ottenere giustizia e, soprattutto, far scoprire la verità. Questo è il caso di Ilaria Cucchi che, dal 2009, lotta per far luce sulla vicenda di suo fratello, Stefano, morto per le lesioni riportate durante il suo arresto e per la mancanza di cure mediche presso l’ospedale penitenziario Pertini. A distanza di nove anni e dopo numerose udienze, finalmente vi è stata una svolta nelle indagini, grazie alla confessione di uno dei carabinieri coinvolti. Ma tanti altri sono i casi di ingiustizia come le disuguaglianze sociali che coinvolgono gli extracomunitari, la condizione di precarietà della donna e il divario di genere detto anche “gender gap”, la violazione dei diritti umani, gli abusi e i maltrattamenti, la mancanza della tutela sanitaria, lo sfruttamento dei bambini, il fenomeno del nepotismo e i cosiddetti “favoritismi”, le ingiustizie ambientali come la deforestazione e l' inquinamento: un lungo elenco, purtroppo, che segnala torti ed abusi che caratterizzano la nostra società in ogni sua sfaccettatura coinvolgendo chiunque, dagli adulti ai ragazzi, i quali affrontano un altro tipo di ingiustizia nell’ambiente scolastico. In questa prospettiva dunque ognuno di noi può, nel suo piccolo, seguire la “strada” della legalità e della correttezza morale in ogni ambito della società. Rispettare l’altro, collaborare e promuovere l’educazione alla legalità, sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere ogni giorno per garantire una società in cui “chi sbaglia paga”, in cui la violenza e i soprusi non siano più tollerati, dove non ci si senta abbandonati dallo Stato e non si abbia paura di opporsi a ciò che è sbagliato e dove l’odio e la discriminazione per il “diverso” siano sconfitti dall’unione e dalla coesione e, come afferma Montesquieu, "un’ingiustizia fatta all’individuo è una minaccia fatta a tutta la società."
Davide Avezzano VA Liceo Economico-Sociale “Don L. Milani” di Acquaviva delle Fonti (BA)

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