Pensi di andare a curare dei malati e all’improvviso sei sulla luna con lo scafandro e la tuta a combattere un alieno, un virus, e sulla luna è l’aria che manca ai malati, che hanno negli occhi la paura di morire; ma anche a chi vorrebbe strapparsi di dosso tutto e scappare via e invece sta lì notte e giorno, a cercare di salvare più gente. Quanti ne sono stati persi e quanti colleghi che non si sono mai tirati indietro; ma hanno anche salvato tante vite ed è stata una gioia immensa. Sono medici, lo hanno giurato, vogliono salvare ogni individuo perché ogni vita conta ed è questo quello che continueranno a fare.
“Sono un'infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono del tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato. Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da mesi si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro.”
È questo ciò che afferma una ragazza laureata in infermieristica di nome Alessia Bonari agli esordi di ciò che sta colpendo l’intero mondo da circa un anno: il Covid. La gente comune ne ha piena le tasche di dover ancora udire “Oggi record casi: 2650 in più nel giro di 24h” eppure “Come può essere accaduto? Come può essere ancora attivo? Tutta la sofferenza verrà mai ripagata cosicché questo si riveli solo un incubo? E gli anziani, deceduti nelle stanze di attesa, emergenze sparse e vedere i battiti decelerare all’unisono, di cuori che stremati hanno vissuto la storia, di cuori genuini che hanno amato, sofferto e adesso cedono in questa circostanza. I medici saranno in grado di salvarli?.”
Giudici o angeli? Saranno loro a decretare la vita o il sonno eterno della gente? Oppure con quelle ali che si celano sotto i loro camici, si rimboccheranno le maniche, salvando fin dove possono? Perchè ogni vita conta.
La rinascita, la speranza, il risveglio della primavera, di quei fiori sbocciati laddove c’erano solo rami spogli, l’alba e il tramonto, le stelle, il respiro a pieni polmoni, la comparsa del vaccino, la libertà di poter circolare senza strumenti invasivi, la possibilità di abbracciare i nostri cari prima che sia troppo tardi e vivere sognando ad occhi aperti, di quella vita di cui non si è mai stanchi, di quella vita che vorresti non finisse mai, di quella vita a colori.
Tutto questo gradualmente si avvicina a noi con un da farsi lento e addolorante, ma dopo una scala fatta di soli gradini, ci si arriverà all’apice e sarà tremendamente bello; ciò sarà possibile se siamo noi a volerlo. Il vaccino è la prima soluzione da sperimentare, è quel recedere il filo aggrovigliato da cui l’uomo non può sfuggire. Un barlume di speranza in un pozzo arido.
Abbandonati sulle scrivanie, dormienti nelle ambulanze privi di ogni stimolo per procedere, i medici e tutto l’ambito che li circonda hanno prevaricato ogni loro limite, hanno vissuto la loro carriera fin troppo e ciò deve esserne motivo di orgoglio. Applauditi e salutati a gran voce come nel tragitto finale di una maratona, si è lacerati ma non ancora prostrati e saranno proprio loro, i nostri “angeli in corsia” che spiccheranno il volo all’insegna di chi non c’è più e di chi sulla terra combatte ancora, portando l’Italia ma non solo, ad affermarsi perché in fondo abbiamo ancora tanto da imparare.
Marika Mazzone IV BU, Liceo Bianchi Dottula - Bari
