IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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PicMonkey Collage Ospiti della giornata il procuratore capo della Repubblica di Brindisi Marco Di Napoli, esponenti di Libera Brindisi e dell’UDS, Michela Almiento segretaria provinciale del CGIL, Angelo Leo responsabile del FLAI CIGL e il questore di Brindisi Roberto Gentile. Ad aprire l’incontro sono state le dirigenti delle due scuole Maria Oliva e Clara Bianco. A seguire, abbiamo assistito alla rappresentazione teatrale “In ginocchio” a cura di Luca Privitera ed Elena Ferretti, dedicata alle vittime delle mafie e a due di loro in particolare: Emanuela Sansone uccisa a 17 anni nel 1896 e sua madre Giuseppa Di Sano, prima collaboratrice di giustizia. Uno spettacolo molto forte e provocante che ha scosso tutti i partecipanti. Due i personaggi interpretati: una donna mafiosa, moglie di un boss, condannata al 416 bis del codice penale e un uomo che, facendosi giustizia da solo, è diventato un killer e un inconsapevole mafioso, condannato poi al 41 bis, un regime carcerario visto con disprezzo da parte dei mafiosi. Gli attori hanno rappresentato dall’interno la mentalità che accomuna tutti i criminali mafiosi, i quali si dichiarano costantemente innocenti facendo ricadere le loro colpe su qualcun altro. Tuttavia, come è accaduto per i personaggi interpretati, a volte ci si pente, dimostrando, così, di avere un minimo di dignità. A fine spettacolo il procuratore capo della Repubblica, Marco Di Napoli, ha espresso la sua opinione in merito: quei dialoghi hanno rievocato in lui i ricordi degli interrogatori fatti ai mafiosi, quando era nell’antimafia di Bari. Gli ospiti, poi, hanno introdotto l’argomento sul caporalato, un fenomeno tornato tristemente in auge nel nostro paese. Ad oggi la pratica del caporalato è degenerata: sono circa 42.000 le vittime secondo le stime avanzate dagli studenti del Carnaro, uomini, donne e immigrati, lavoratori in nero che per qualche soldo sono disposti a svolgere lavori degradanti in orari e condizioni disumane. Il caporalato, già un reato penale che (art.12 codice penale) potrebbe essere inserito tra quelli previsti dal 416 bis, associazioni a delinquere di stampo mafioso. Riportiamo infine uno scorcio di intervista al procuratore capo Marco Di Napoli, le cui risposte ci sembrano veramente indicative per un progetto educativo esistenziale. Come è emerso dalla rappresentazione e come ha ribadito lei, noi giovani dovremmo essere i protagonisti della nostra vita e in questo modo potremmo anche nel nostro piccolo cambiare la società. Ma come potremmo fare ciò? "La strada è quella dell’impegno e della partecipazione, anche quella del divertimento perché siete giovani e avete diritto a godervi questa bella stagione della vostra vita che non tornerà. Ma mentre vi godete la vostra vita al tempo stesso approfondite i problemi sociali, decidete da che parte stare, fate delle scelte, guardatevi intorno, cercate di capire quello che è giusto e quello che è sbagliato, e state tutti dalla parte di quello che è giusto, perché se state tutti insieme, insieme agli altri che hanno fatto la stessa scelta, alla fine si riuscirà a prevalere." La giustizia e lo Stato come si stanno muovendo per poter cambiare la situazione? Dato che è evidente ai nostri occhi che la mafia, sebbene abbia cambiato i modi in cui si manifesta, esiste ancora anche nei nostri territori. "La mafia per via giudiziaria ha avuto delle sconfitte pesantissime: tutti i mafiosi che ho conosciuto io, che ho fatto Antimafia per alcuni anni, sono finiti o in carcere o al cimitero. Io avrei portato i ragazzi a visitare certe zone del cimitero dove ci sono tutte le tombe dei mafiosi, una vicino all’altra. Ma il fenomeno, nonostante questo, persiste, perché ci sono delle cause sociali che non possono essere eliminate soltanto da un’azione di contrasto della polizia o dei Carabinieri e della Magistratura. Le cause sociali devono essere eliminate dalla buona politica."

Siria Nannavecchia 4B/ES

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