IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

Mi ritrovai ancora una volta sulla spiaggia, da sola, con il vento tra i capelli e il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli. Era settembre, non riuscivo a domare i miei pensieri rivolti sempre al domani. Decisi di tornare a casa, il mio appartamento era a pochi passi dal mare. Appena entrata, mi gettai tra le braccia della mamma: volevo il suo conforto e il suo calore. Quella notte era stata molto lunga, sogni caotici e ingarbugliati, senza né capo né coda, furono interrotti dal suono della sveglia. Mi alzai dal letto: era tempo di affrontare il tanto temuto primo giorno di scuola. Mi diressi verso il liceo. Tutto mi sembrava nuovo, mi sentivo fuori luogo in quel contesto. Con grande dispiacere, mi sedetti da sola in prima fila e, dietro di me, udii alcuni commenti meschini sulla mia persona. Sono molto sensibile e le parole con cui mi etichettarono mi spezzarono il cuore, percepivo già un nodo alla gola e le lacrime che bramavano di scendere, ma riuscii a resistere senza esplodere in un pianto ininterrotto per non sembrare una bambina immatura e per non ritrovarmi al centro dell'attenzione. All'improvviso sbucò dalla porta una ragazza sorridente. Scusandosi per il ritardo, si accomodò accanto a me e si presentò 'Piacere, sono Luna, tu?''. Non risposi subito a causa della timidezza, ma alla sua seconda sollecitazione, con un filo di voce, dissi:'' Io sono Stella, molto lieta. Come mai ti sei seduta qui? Già, è vero, è l'unico posto libero''. Lei mi guardò dispiaciuta e perplessa, ma non rispose, il suo silenzio mi lasciava intendere tutto. Sulla strada di casa la ritrovai ed ella chiese di vederci quel pomeriggio specificando che non si era seduta con me perché era l'unico posto libero, ma perché a primo impatto le sembravo simpatica. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita apprezzata da qualcuno che non fosse mia madre o mio padre. Accettai con piacere l'invito di Luna, le sorrisi e andai via. Non ero mai stata a casa di una compagna di classe, mi sentivo a disagio, ma ero elettrizzata al pensiero di avere per la prima volta un'amica a cui risultavo simpatica e che non mi sfruttava solo per ottenere buoni voti a scuola. Quel pomeriggio, a casa di Luna, mi divertii molto, mi ospitò calorosamente e si confidò con me. Da quel momento diventammo inseparabili, come una cosa sola, lei era riuscita a sbloccare la mia timidezza.
Con il passare dei giorni, Luna, manipolata dalle altre compagne, si allontanò da me procurandomi dispiacere. Incominciai a temere di non essere abbastanza, di avere qualcosa di sbagliato che creasse una barriera tra me e gli altri. Anche Luna si unì alle bulle di classe e iniziò a prendermi in giro. Non ero la sola ad essere emarginata, altre quattro compagne, come me, erano lasciate sole. Sono una persona molto empatica, nei loro occhi notavo la profonda tristezza, sul loro volto si abbozzava raramente un sorriso.
Era passato un mese, un mese dal mio allontanamento da Luna. La prof.ssa Rossi, insegnante di italiano, decise di farci eseguire un lavoro di gruppo. Ovviamente i gruppi furono scelti da lei in base alle ''affinità'' manifestate dagli studenti. Il mio gruppo era composto da Gioia ed Ester le ragazze che, come me venivano isolate, e Luna. Quando la prof.ssa pronunciò il nome di Luna, il suo sguardo si fece cupo: non voleva stare con le sfigate. Il pomeriggio della riunione, senza Luna, fu speciale, conobbi delle ragazze generose e sensibili. Con loro potei condividere la mia amarezza e trovare conforto. Insieme convenimmo che le deboli non sono le vittime del bullismo, ma proprio le bulle sciocche che ostentano sicurezza e forza.
Michela Spizzico I AU Liceo “Bianchi Dottula” Bari

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