IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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“Etica”, al giorno d'oggi, è una parola non solo ricorrente, ma addirittura abusata, in senso sempre meno ortodosso.
Ma cosa si intende esattamente con questo termine? Esso influenza ogni aspetto della nostra vita, esiste perfino una "gastronomia etica".
Molti si convertono alla dieta vegana in quanto essa viene ritenuta "etica".
In realtà, c'è ben poco di morale in questa scelta poichè, nonostante essa non contempli carne animale, la produzione di alimenti adatti a sostenere questo regime alimentare provoca ingenti danni ambientali e sociali.
Ad esempio in Bolivia, un Paese in cui la maggior parte della popolazione vive in condizioni di povertà, la quinoa, uno degli ingredienti base dell'alimentazione vegna, viene coltivato e venduto all'estero. Di conseguenza, i contadini locali si sono visti costretti a cambiare la loro dieta, rimasta invariata per oltre 5mila anni.
La compravendita della quinoa ha attivato una vera e propria mafia locale. Rapimenti, scontri a fuoco per la conquista di terreni coltivabili a quinoa sono all'ordine del giorno. La diversità biologica delle coltivazioni è stata inoltre quasi completamente azzerata per essere soppiantata da una monocoltura di questa pianta.  
In Perù la situazione non è migliore. Secondo statistiche governative, il consumo di questa pianta è stato alienato dai mercati nazionali.
Una notizia preoccupante, visto che proprio per le sue eccezionali proprietà nutritive, la quinoa risultava un fondamentale alimento nutritivo per la popolazione delle zone più povere del Paese, colpite da un livello di malnutrizione infantile fra i più alti in Sud America.
Parimente gli anacardi, considerati un altro alimento necessario per mantenersi "etici", provengono quasi tutti  dal lavoro forzato nei centri di recupero per tossicodipendenti, sottopagati e sfruttati. Per questo motivo Human Rights Watch li ha definiti “anacardi insanguinati". Il 60% degli anacardi viene poi processato nel Sud dell’India, nelle zone più povere del Paese. Il guscio, spesso e resistente, viene spaccato a mano da donne che lavorano sedute nella stessa posizione per dieci ore al giorno. Ma non è la fatica il vero problema, gli anacardi sono protetti da due gusci interni che rilasciano un olio caustico formato da acidi anacardici, cardolo e metilcardolo: queste sostanze bruciano in modo profondo e permanente la pelle delle lavoratrici che non possono permettersi alcun tipo di protezione.
L'altro elemento status symbol della dieta vegana è l'avocado, la sua coltivazione è responsabile dell'aridità del terreno. Per produrre mezzo kg di avocado, infatti, vengono mediamente impiegati 270 litri d’acqua. Il risultato?  Quattro anni consecutivi in cui in California si registra la peggior siccità della storia.
Il Messico, in meno di 10 anni, ha aumentato di dieci volte gli export di avocado, chiamato “oro verde”, diventandone il primo produttore al mondo. Per lasciare spazio ai frutteti di avocado, è svanita un’area di foresta grande quattro volte la Lombardia. Ma persino gli avocado non sono nulla in confronto al più grande distruttore di foreste del mondo: la soia. Per questo legume ogni anno viene raso al suolo il 3% della foresta pluviale Argentina.
Essere vegani è una scelta personale, come tante altre.
Il problema nasce quando si passa da una scelta di vita ad una presunta scelta etica, motivata dalla falsa pretesa di salvaguardare l'ambiente o gli animali. Questo significa mettersi in una posizione di superiorità morale che semplicemente non trova corrispondenza nei fatti. E' solo una moda passeggera ma foriera di danni inestimabili e non sanabili.
Federica Del Conte e Alessia Persia, 4Au – Liceo Bianchi Dottula - Bari

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