IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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L’incontro del nostro volto con quello altrui è un evento: esso avviene attraverso lo sguardo, stabilendo una relazione.
La relazione è garanzia e condivisione ed  avviene in presenza di tutta l’umanità che ci guarda, per questo la relazione con gli altri ci richiama alle nostre  responsabilità.
Il volto dell’altro ci impone un atteggiamento di consapevolezza, conducendoci cosi a trovare Dio nella sua espressione: soltanto entrando in contatto con gli altri riusciremo a trovare l’Altro. Lévinas, all’interno del saggio “Totalità e infinito”, fa riferimento al concetto di “epifania”, intendendo così il momento della scoperta, della rivelazione della presenza dell’altro, con tutto il suo universo profondo, con tutta la sua umanità.
Prima di ogni avventura speculativa, è nell’incontro con l’altro che si fa strada l’idea dell’infinito. Evento a cui Lévinas dà il nome di visage, volto. Anche nella distanza invalicabile delle culture, l’altro è cercato nel suo volto e in questa prossimità la relazione si gioca. Lo sguardo è conoscenza e percezione. Il volto rende possibile ogni discorso ed è il presupposto di tutte le relazioni umane.
L’altro mi guarda e mi riguarda. Scrive il filosofo: «Noi chiamiamo volto il modo in cui si presenta l’Altro. Questo modo non consiste nel mostrarsi come un insieme di qualità che formano un’immagine. Il volto d’Altri distrugge ad ogni istante e oltrepassa l’immagine plastica che mi lascia».
Il volto dell’Altro ha significato di per sé, si impone al di là del contesto fisico e sociale: il senso del volto non consiste nella relazione con qualcos’altro, esso è senso per sé. Esso è ciò che non può diventare un contenuto afferrabile dal pensiero; è l’incontenibile, ti conduce al di là. Il volto è responsabilità per altri: il volto dell’altro entra nel nostro mondo; è responsabilità: esso mi guarda e mi riguarda.
È quindi un mezzo di comunicazione. Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto: nella manifestazione, nell’“epifania” del volto dell’altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro. E l’assoluto si gioca nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto.
Questa è la responsabilità che ha il coraggio di sostenere ogni sguardo.
Miriana Lafronza - Liceo "G. Bianchi Dottula" Bari - classe 5^BU Scienze umane

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