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Il 12 dicembre 1969, un ordigno esplode a Milano nella sede della Banca nazionale dell’agricoltura di Piazza Fontana.  17 vittime e 88 feriti: è l’inizio della strategia della tensione e del terrorismo neofascista in Italia.
12 dicembre 2020: sono da sola in stanza e cerco di buttar giù una ricerca proposta questa mattina, scaturita da un dibattito affrontato in lezione a distanza. A distanza… eppure tutto questa situazione che l’Italia e il mondo intero sta vivendo a causa della pandemia appare ai miei occhi surreale. Un po' come questa storia che sto per raccontarvi di strage e morte causata, questa volta, non da eventi naturali a cui l’uomo cerca di fornire un contributo con la ricerca medica ma dall’essere umano stesso che appare selvaggio nei confronti dei suoi simili. E’ la condizione dell’“homo homini lupus”, che si impone quando lo Stato fallisce.
12 dicembre 1969: è da più di 50 anni che si cerca di raccontare cosa è realmente successo quel giorno e, soprattutto, perché e come è accaduto.  Una deflagrazione, un attacco alla vita civile e operosa, il primo di una serie di attentati ed eventi tragici che colpirà l’Italia fino agli anni ’80 del Novecento.
I responsabili ci sono.  Sono i neofascisti capitanati da Franco Freda e Giovanni Ventura alla guida di un gruppo eversivo di estrema destra orbitante attorno ad Ordine Nuovo. Sono loro gli ispiratori della strage. Sono stati individuati come colpevoli ma non sono stati condannati, in quanto ritenuti  «non processabili» . Come mai ? La risposta è breve ma altrettanto sconcertante. La leggo nell’articolo del Sole24ore che mi è servito come guida per cercare di comprendere i tragici fatti di quel 12 dicembre. Leggo e riporto fedelmente “perché erano già stati «irrevocabilmente assolti dalla Corte d'Assise d'appello di Bari» per lo stesso reato ” nel 1984.  (Alberto Magnani, Strage Piazza Fontana, cosa è successo a Milano il 12 dicembre 1969, ilsole24ore.com  11 dicembre 2019 )
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di mettere in ordine i fatti.
E’ un freddo pomeriggio di dicembre, venerdì precisamente,  giorno in cui, come di consueto, imprenditori, coltivatori diretti e allevatori della provincia milanese si riuniscono a piazza Fontana, presso la Banca nazionale dell’agricoltura per discutere i loro affari e svolgere operazioni bancarie agli sportelli . Alle 16:37 nel salone centrale esplode  un ordigno di «elevata potenza»  e squarcia il pavimento  scavando una voragine di oltre mezzo metro. Muoiono sul colpo 14 persone, in seguito altri tre uomini perdono la vita a causa delle ferite riportate durante l’attentato.
Nelle stesse ore di quel venerdì di dicembre, a Roma esplodono tre bombe: la prima nel seminterrato della Banca del Lavoro in via Veneto; la seconda sull’Altare della Patria; la terza sui gradini del Museo del Risorgimento.
La storia delle indagini dura 36 anni e comprende 10 processi . Si  apre  con la cosiddetta pista anarchica che porterà con sé una serie di eventi : dall’arresto e morte mai chiarita dell’anarchico Giuseppe Pinelli, all’arresto di Valpedra, all’omicidio del commissario Calabresi .
 Poi le indagini si spostano sull’eversione neofascista. Gli inquirenti arrivano a  Franco Freda  e Giovanni Ventura. Nel 1981 Freda e Ventura vengono assolti in secondo grado, ma condannati a 15 anni per attentati compiuti a Padova e a Milano.
Negli anni ’90, dopo l’assoluzione degli imputati principali Freda e Ventura (come già detto, avvenuta a Bari nel 1984) il giudice Guido Salvini conduce una nuova fase istruttoria.  Gli imputati , questa volta, sono Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, esponenti di Ordine Nuovo, Giancarlo Rognoni , neofascista milanese, e Stefano Tringali, accusato di favoreggiamento. Il 30 giugno 2001 per la prima volta viene stabilita in maniera netta la responsabilità dell’estrema destra nella strage di Piazza Fontana: la Corte d’Assise di Milano condanna  in primo grado Zorzi, Maggi e Rognoni all’ergastolo, e Tringali a tre anni di carcere.  
Con la sentenza di secondo grado, però, gli ergastoli diventano assoluzioni. Zorzi e Maggi vengono assolti per insufficienza di prove e Rognoni  per non aver commesso il fatto.
Emerge, comunque, nell’organizzazione dell’attentato la responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, responsabilità confermata dalla Cassazione nel 2005. La contraddizione tra la verità dei fatti storici e la verità giudiziaria è eclatante: Freda e Ventura, riconosciuti responsabili dell’attentato non possono essere dichiarati colpevoli , perché assolti definitivamente nel 2005 per lo stesso reato.
Il ricordo di quei tragici eventi del 12 dicembre 1969 è un insegnamento per le giovani generazioni.
“Historia magistra vitae”, il ricordo, le testimonianze, lo studio della storia inducono l’uomo a non ripetere errori commessi anni e secoli addietro, spronandolo a ricercare delle soluzioni per far fronte al presente nel migliore dei modi possibili.
Marika Mazzone, IVBu Liceo Bianchi Dottula - Bari

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