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Viva la vida.

È questoil titolo dell’opera che Frida Kahlo scrive 8 giorni prima di morire, nel 1954, mentre sta concludendo il suo ultimo quadro: dipinge l’ultimo saluto su delle angurie rosso sangue. Viva la vida è anche il concetto che l’ha accompagnata per tutta la sua esistenza, è la gioia di vivere, è la forza interiore di una donna che non si è mai arresa, è un grido di dolore, è la capacità di trasformarlo in arte, colore, è la capacità di trasformare le difficoltà in qualcosa di bello. E di difficoltà Frida ne ha avute tante… L’artista nasce il 6 luglio 1907 a Coyoacán, in Messico. È figlia di Wilhelm Kahlo e Matilde Calderon y Gonzales. Alla nascita è affetta da spina bifida, che i genitori scambiano per poliomielite. Fin dall’adolescenza manifesta uno spirito passionale e Infatti, come testimoniano fotografie, molti dei suoi autoritratti e fonti varie, vestiva spesso abiti maschili, portava il monociglio e un simpatico paio di baffetti che la contraddistinguono tuttora, fumava e beveva tequila come fosse un uomo.

Nel 1925, all’età di soli 18 anni, rimane vittima di un incidente in autobus che la segnerà per tutta la sua vita. Nel corso degli anni fu sottoposta a ben 32 interventi chirurgici in varie parti del corpo. Nonostante il dolore, fisico e mentale, Frida continua ad essere la ragazza ribelle, anticonformista e vivace di prima. I danni al corpo la costringono a letto per mesi con un busto ingessato. In quei giorni interminabili legge tanti libri sul comunismo e si avvicina all’arte. Il suo primo soggetto è il suo piede che riesce a intravedere tra le lenzuola. Per incitare la sua passione, i genitori le regalano un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che possa vedersi; e dei colori. Qui inizia la sua serie di autoritratti. Dopo la rimozione del gesso, Frida torna a camminare, ma avrà dolori per sempre. Porta i suoi disegni a Diego Rivera, famoso artista murale dell’epoca, per avere un suo parere. L’uomo rimane molto colpito dallo stile artistico della giovane artista e la prende sotto la sua ala. Tra manifestazioni e feste, i due si innamorano e si sposano nel 1929, con lo stupore di tutti. Diego, infatti, era molto più grande di Frida e il suo aspetto imponente e “brutto”, insieme al suo carattere irruento, allegro, a volte volgare e alla sua fama di donnaiolo non gli facevano grande onore. È il terzo matrimonio, per lui. Frida sa bene che la tradirà, e dal canto suo, ricambierà andando con uomini e donne. Mentre soggiornavano a New York, Frida rimane incinta, ma il suo fisico non sopporta la gravidanza e abortisce. Ciò la sconvolge, e da questa esperienza nascono delle opere strazianti e allo stesso tempo tenere, come “Ospedale Henry Ford (il letto volante)” che la rappresenta in totale nudità, immersa in un lago di sangue, sul letto di un ospedale, con la pancia ingrossata da cui escono tre vene, che conducono a vari elementi come una lumaca, il tronco umano, un oggetto meccanico, un’orchidea viola, ilfeto del bambino perso.

Nel 1939 Frida e Diego divorziano, per via del tradimento con Cristina, sorella di Frida. Non passa molto che i due si risposano. Dopo l’ultima mostra a Città del Messico, l’artista muore il 13 luglio 1954. Anni dopo la sua morte, Frida diventa icona indiscussa nel mondo dell’arte, della moda, anticipatrice del movimento femminista, simbolo dell’avanguardia e rivenditrice dei canoni estetici e sessuali imposti dalla società. Proprio per questo ultimo aspetto ha ispirato intere generazioni di donne bisessuali, studentesse e attiviste LGBT.

Oggi, nell’epoca dei social, esistono innumerevoli pagine che portano avanti il suo messaggio di coraggio come, ad esempio, FREEDA: pagina che nasce nel 2016, che attraverso immagini, video, frasi, interviste a persone famose e non, cerca di far capire a noi ragazze e, perché no, anche ai ragazzi che andiamo bene così come siamo, con le nostre imperfezioni, con le nostre paure, anche ironizzando.

Eugenia Fratta, 2^F, LES "Fiani-Leccisotti", Torremaggiore- FG

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