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InSight aveva iniziato il suo percorso inserendosi in un’orbita. Sfruttando diversi passaggi orbitali, il lander ha viaggiato tranquillo per quasi mezzo miliardo di chilometri, raggiungendo velocità massime di migliaia di chilometri orari. In vista del suo arrivo su Marte, ha iniziato a rallentare apprestandosi al momento più difficile di tutta la missione: inserirsi nell’atmosfera del pianeta con la giusta inclinazione, per evitare di rimbalzarci sopra. Ha avuto sei minuti e mezzo per farlo, da solo con il suo computer di bordo, senza nessuna possibilità di interventi correttivi dalla Terra in tempo reale. Una volta che lo scudo termico che protegge il lander ha raggiunto una temperatura massima di 1.500 °C., si è aperto un paracadute che ha rallentato la corsa di InSight e che si è separato poi insieme all’involucro che contiene il lander, a una quota di circa 5mila metri.
L’ultimo tratto della discesa è stato gestito da 12 retrorazzi che hanno guidato InSight fino al punto di atterraggio. In questi momenti quasi tutte le antenne e gli strumenti che utilizziamo per ascoltare segnali dallo Spazio sono state puntate verso Marte. InSight ha inviato semplici segnali radio (“toni”) verso la Terra, captati da due grandi radiotelescopi, uno in West Virginia (Stati Uniti) e uno a Effelsberg (Germania). I toni di per sé non dicono molto, ma possono essere interpretati per ricostruire le varie fasi di atterraggio Una volta atterrato, InSight si è fatto vivo inviando uno specifico segnale radio, seguito sette minuti dopo da un’ulteriore comunicazione più potente, inviata dalla sua antenna più grande per poi trasmettere una prima fotografia dal suolo. InSight è stato sorvegliato anche da due sonde da tempo in orbita intorno a Marte: Mars Odissey e Mars Reconnaissance Orbiter. Entrambe hanno raccolto dati sull’ingresso in atmosfera e l’atterraggio del lander, scattando anche alcune fotografie per avere le prime immagini sul nuovo ospite di Marte.
Il lavoro iniziato più di dieci anni fa ha fatto sì che tutto funzionasse come previsto. Alcune ore dopo l’arrivo su Marte, InSight ha potuto aprire i suoi pannelli solari e iniziare la raccolta dei dati. I ricercatori della NASA hanno atteso con impazienza un segnale da Marte, un beep che ha viaggiato per 145 milioni di chilometri prima di raggiungere la Terra e confermare che il robot era atterrato come previsto senza aver subito recato alcun tipo di danno. Anche il “semplice” arrivo su Marte non è una questione da sottovalutare e numerosissimi robot prima di inSight avevano fatto una brutta fine a causa della rarefattissima atmosfera del pianeta che offre meno resistenza nel rallentare un oggetto che sta precipitando in direzione del suolo.
Ormai da decenni, Marte è al centro dell’interesse dei ricercatori di scienza planetaria. Anche se si presenta come arido e roccioso, il pianeta presenta analogie con la Terra ed è il posto più lontano dove si siano mai spinti gli esseri umani. Numerose sono le sonde che orbitano intorno a Marte fotografando e raccogliendo informazioni utili a studiare le caratteristiche del pianeta. Negli anni, infatti, diversi robot hanno raggiunto il suolo marziano, ad esempio Curiosity attivo ancora oggi e libero di muoversi a differenza di InSight che è lander, cioè un dispositivo studiato per atterrare e rimanere sempre nello stesso posto. Quest’ultimo è stato studiato per fare una cosa mai provata prima su Marte: misurare direttamente e con precisione i terremoti che si ipotizza avvengano sul pianeta. L’ipotesi è che i terremoti marziani siano lievi e non necessariamente causati da fenomeni simili a quelli terrestri ma dagli sbalzi di temperatura in alcuni periodi dell’anno. Lo studio dei terremoti marziani dovrebbe offrire importanti informazioni sugli strati rocciosi interni del pianeta. Gli scienziati ritengono che la struttura di Marte non sia cambiata molto in tutto questo tempo, a differenza della più turbolenta Terra. Registrando i terremoti potremmo quindi scoprire diverse cose su come è fatto un pianeta roccioso poco dopo la sua formazione. Poiché la misurazione dei terremoti è il primo scopo dell’intera missione, lo strumento più importante di InSight è un sismografo estremamente sensibile e delicato. La sua costruzione ha comportato diversi ritardi, causando un rinvio della missione spaziale di quasi due anni. Nelle settimane dopo l’arrivo su Marte, un piccolo braccio meccanico preleverà il sismografo dalla pancia di InSight e lo collocherà delicatamente al suolo. Nel suo viaggio durato quasi 7 mesi, InSight ha portato con sé anche una “talpa” (strumento che permetterà di perforare il suolo marziano fino a una profondità di 5 metri).
Del Conte e Persia 5au Liceo Bianchi Dottula - Bari

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