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Sembra estate oggi a Conversano: siamo tutti qui (tre 5^ del LES), accompagnati dalle nostre docenti Colotti, Verrone e Natalicchio, perchè Il castello aragonese ospita una mostra artistica dedicata a "Man Ray",(pseudonimo di Emmanuel Rudnitzky), un artista statunitense (nato 1912 a New York da famiglia russa) del ‘900, che è stato pittore, fotografo e cineasta; un artista poliedrico, che ha sperimentato tutte le tecniche artistiche ed ha aderito a tutte le correnti del periodo, collocandosi principalmente nel Dadaismo.
La mostra, attraverso un andamento cronologico, percorre quella che è stata la sua produzione artistica, che testimonia le varie fasi della sua vita e il secolo stesso in cui è vissuto.
La mostra, che prende il titolo da una delle sue opere “L’Homme infini”, è allestita in cinque stanze ed è suddivisa in otto aree tematiche che, in ordine cronologico, analizzano i diversi stili e le differenti tecniche esplorate dall’artista.
Nella prima sala sono esposte le opere con cui Man Ray ha esordito nella sua prima mostra pubblica a New York (“New York, 1912-1921”). Tali opere prendono il nome di "Revolving Doors" e sono dei collage cubisti formati da figure geometriche coloratissime (astrattismo). In questo periodo Man Ray stringe fortemente un rapporto di amicizia con Michel Duchamp che durerà per tutta la vita (Man Ray realizza anche delle opere in sua memoria). Ma di amicizie Man Ray ne aveva tante e questo lo si può vedere da alcune fotografie scattate ad alcuni artisti degli anni '20/'30 come Brancusi, Bréton, De Chirico, Picasso, Dalì...  
Nel 1921 si trasferisce a Parigi e si avvicina alla fotografia di moda;  ed è proprio in questo periodo che conosce "Kiki De Montparnasse" (Kiki), sua compagna di vita e sua musa ispiratrice. M.Ray violino
Tra le foto scattate a Kiki  risalta "Il violino di Ingres",  la donna-violino che solo l'uomo (Man Ray) è in grado di suonare e far vibrare.
Bellissima la sezione dedicata a ”Gli amici artisti e autoritratti”., come pure quella intitolata “Muse e modelle”.
Ma quella che più di tutte ha attirato la mia attenzione è stata “Juliet” con l’album “The fifty faces of Juliet” chiaro omaggio alla moglie dell’artista.
Ultima sezione il “Ritorno in Francia”, dedicata all’ultima fase della vita di Man Ray, in cui ritornerà inconsciamente alle origini della sua produzione, creando una linea di continuità tra passato e presente.
L’aspetto che più mi ha colpito di questa mostra, e quindi di questo artista, è la presenza di  
opere completamente diverse ed appartenenti a molteplici movimenti artistici, i più importanti del '900. Ed è proprio questo il significato de "L'uomo infinito": infinito interpretato come conquista delle multiformi possibilità di integrazione e coesistenza delle diversità.
Donatella De Marzo 5BE Liceo Bianchi Dottula - Bari

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