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«Non dovete sottovalutare…»: queste sono le parole di Giampietro Ghidini, genitore, come tanti altri, logorato dai sensi di colpa per non essere stato in grado di salvaguardare la vita dei propri figli dall’epidemia planetaria del consumo della droga.
Questo è diventato uno dei problemi più allarmanti, soprattutto per numerose famiglie con figli adolescenti tra i quattordici e i diciannove anni. Tale fenomeno sta prendendo il sopravvento tra i giovani, sottoposti costantemente a continue pressioni da parte di modelli comportamentali diffusi dai social e proposti come vincenti, spinti da una certa propensione al rischio o dalla semplice curiosità che impedisce all’adolescente di rifiutare l’assunzione di sostanze stupefacenti, offerte da amici o conoscenti, per non sembrare poco coraggiosi e fuori moda.

Sebbene oggi non si possa parlare di “prevenzione del danno”, ciò che si può prevenire, invece, è il coinvolgimento dei giovani nell’utilizzo di queste sostanze stupefacenti, cercando di fornire loro risposte concrete ai problemi che li affliggono, collocando magari strategicamente dei punti di ascolto proprio in quei luoghi frequentati dai ragazzi in cui la circolazione di droga è particolarmente diffusa.

Si cimentano in questi tentativi di prevenzione tanti familiari di vittime che hanno vissuto questi errori in prima persona, errori che  sono stati poi  loro fatali.

Ricordiamo la storia di dolore e di amore di Giampietro Ghidini e della sua famiglia, che porta avanti i suoi progetti anti-droga nati in seguito alla morte tragica del figlio Emanuele, di soli sedici anni, dovuta all’assunzione di una “pasticca fatale” che ha trasformato quello che doveva essere un gioco in una tragedia.
“Pesciolino Rosso”, è un’associazione nata, per volontà di questo padre coraggioso, per prevenire l’approccio alla droga da parte delle nuove generazioni. Giampietro Ghidini si sente gratificato dai feedback positivi che ottiene durante i suoi incontri. Gli fanno forza gli abbracci di tanti ragazzi che incontra in tutta Italia e che gli fanno pensare che Emanuele non sia morto invano e che il dolore provocato dalla sua mancanza possa in qualche modo lenire quello altrui.

Giampietro, papà coraggio, ha imparato a distinguere il linguaggio per i giovani e quello per gli adulti, due linguaggi diversi per creare un ponte e trasformare il dolore in amore. Le sue parole sono semplici e significative: «Non dovete sottovalutare né un bicchiere di birra né uno spinello. Non dovete fare cose solo perché temete di non essere accettati dal gruppo, perché potrebbe andarci di mezzo la vostra vita».

Enrica Monticelli e Silvana Panza III Au  Liceo Bianchi Dottula - Bari


      

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