IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Il Welfare State rappresenta un modello politico che si fa garante verso il cittadino di una serie di prestazioni di carattere educativo, previdenziale, assicurativo, proponendosi di assisterlo in ogni momento della sua vita e cercando di promuoverne al meglio il benessere. Il Welfare State nasce in Europa a seguito dello sconvolgimento sociale provocato dai tumulti delle due guerre mondiali e il suo obiettivo primario è quello di garantire il rispetto dell’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini in contesti economici di libero mercato, opponendosi così ai sostenitori del liberalismo classico. Da questo dualismo di obiettivi sono derivate due ideologie economiche: quella socialista e quella liberale, ma a prescindere da quale impostazione ideologica abbia il Welfare State, la sua è prima di tutto un’azione di mediazione fra lo Stato e i bisogni dei cittadini. Tuttavia, negli ultimi tempi, il Welfare State ha attraversato un periodo di profonda crisi dovuto a diversi fattori, tra cui l’insoddisfazione sempre più crescente da parte dei cittadini per i servizi erogati, aspettative sempre maggiori nei confronti delle provvidenze pubbliche e calo del tasso di crescita con conseguente aumento del deficit di bilancio. Il Governo ha reagito nella fattispecie operando dei tagli sul sistema del pubblico impiego e attuando la privatizzazione di servizi di competenza pubblica. Altro fattore da non trascurare è quello relativo alla “demercificazione” termine proposto da Polanyi e adottato successivamente da Esping-Andersen, che rappresenta la capacità di uno Stato di ridurre la dipendenza dei cittadini dai rapporti monetari, in altre parole, di attenuare l’influenza del mercato, anche se, secondo quanto sostenuto dalla teoria dell’embeddedness, l’economia risulta talmente “incapsulata” all’interno della società da rendere vano ogni tentativo di estrapolarla. Al problema della demercificazione è strettamente connesso quello della “destratificazione”, vale a dire della presenza di grandi diseguaglianze all’interno della società, che in alcuni casi si riduce alla semplice dicotomia fra ricchi e poveri. Tuttavia come ricorda il Premio Nobel indiano Amartya Sen, parlare oggi di povertà ha assunto tutto un altro significato, dal momento che il concetto di povertà non è più esclusivamente da riferirsi alla situazione monetaria, bensì alla mancanza o alla inadeguata dotazione di quelle capacità o “capabilities”, che permettono all’individuo di raggiungere un soddisfacente livello di qualità della vita. Fatte queste premesse, il Welfare State dovrebbe agire mettendo in atto un’azione di promozione degli individui, permettendo loro di acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie capacità, di rafforzare quelle già possedute e maturarne di nuove, dal momento che sono loro i veri protagonisti della realizzazione dello Stato.

Elisa Ingianni, V sez. C/ Sc. Um. opz. Economico-Sociale

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