IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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San Pietroburgo deserta e sognante, la Madre delle Notti Bianche di Dostoevskij, un crocevia di destini che attendeva che il caso, quello fecondo, rendesse le vite dei suoi abitanti, compiute. Un’entità superiore, che con le sue dita aggraziate muove soavemente le fila di sorti intrecciate saldamente, nelle plurime diversità di un panorama che spesso, a causa della sua scarsa abilità d’inclusione, diventa nebuloso, impalpabile. Una vista che all’occhio di chi abita al di fuori delle sue mura altissime, appare una massa informe e distante. Un’eco persa nel tempo e nello spazio che si confonde nelle urla di voci troppo distinte tra loro e visi consunti da anni violenti, che da sempre alternano la miseria provata dal cittadini  agli allori della gloria della quale si attribuisce il merito solo lo zar. Una Russia che allora come oggi, è un nome sinonimo di: guerra, retrività e gelo. Lo stesso gelo che soffia sulla Siberia, quell’aria pungente che si addentra nei polmoni, depositando piccole schegge, che lentamente opprimono la respirazione. Un fiato che invece di corroborare un ferito ansimante, gli zittiscono la Volontà. Le caratteristiche che meglio designano l’archetipo dell’abitante russo agli occhi dello straniero, sono proprio: la freddezza, l’ineffabilità, i modi rudi e distaccati. Eppure la cronaca di questi ultimi mesi, sta tragicamente mostrando le labili fondamenta alle quali ogni cittadino russo si aggrappa. Da sette mesi all’incirca, i russi sono diventati attori inconsapevoli e involontari di una tragicommedia avente una trama ideata da un regista sapiente, un dotto stratega che ha colto le esigenze della sua troupe, ma soprattutto cosciente di non poter fornire ai suoi operatori un cachet soddisfacente, ha dovuto necessariamente puntare sulla stesura di una sceneggiatura ben congegnata, credibile. Vladimir Putin, è il direttore d’orchestra di una sinfonia eccentrica, che pretende di eludere non l’orecchio della platea, ma quello dei suoi stessi musicisti. Tuttavia, gli inganni hanno vita breve in un mondo così globalizzato ed interconnesso come quello odierno, dove si può migrare più facilmente, venendo a contatto con civiltà aliene al nostro modo di vivere  che possono trasformarsi in baluardi d’informazione e ri-generazione.
Maria Lisa Fiore - classe 5^AL Liceo Linguistico "Bianchi Dottula" Bari 

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