IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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 Per poter considerare l'uomo cittadino del mondo, indipendentemente dalle distinzioni politiche, etniche, culturali o religiose tra le nazioni, bisognerebbe studiare le culture “altre” e analizzare i problemi del passato per rendere più vivibile l'attuale.
L'uomo, infatti, diventa sociale se riesce ad inglobare in sé tutte le civiltà. Per farlo – scrive Martha Nussbaum - deve possedere tre capacità fondamentali:
- esaminare se stessi;
- essere consapevoli che si appartiene ad un mondo con società diverse ma con interessi comuni;
- immedesimarsi nei panni degli altri.
Essere cittadini presuppone una dimensione attiva e partecipata che parte dalla volontà del singolo, finalizzata al miglioramento della comunità stessa.
E’ vero che la paura dell'ignoto accompagna da sempre l'uomo, che è una caratteristica del suo stare nel mondo; tuttavia questo non deve condurre ad una chiusura rispetto alla propria comunità.
Ogni persona, quindi, deve possedere una piena conoscenza della propria identità storica e culturale e, al tempo stesso, una spiccata disponibilità ad ascoltare voci e volti diversi, mirando ad un confronto reciproco continuo.
Ad ogni modo, i tempi potrebbero non essere ancora maturi per una vera e propria integrazione.
L'uomo potrebbe non essere globale, e quindi cittadino del mondo, poiché vive in una “società liquida”, come la definisce il sociologo Zygmunt Bauman.
Così come i fluidi non possono mantenere una forma propria, poiché non hanno una coesione interna, allo stesso modo nel mondo regna un disordine generalizzato e una crisi di identità sociale e personale. Il rischio è enorme: s frantuma il concetto di comunità ed emerge quello di individualismo.
Nasce un nuovo concetto storico di post-modernità nella quale l'uomo perde le sue certezze, diventando facile preda di spaesamento, omologazione e solitudine globale.
Viviamo, quindi, in un mondo effimero, dove la condizione umana nella modernità liquida si esaurisce nel fatto che nulla è destinato a durare.
Non ci sarebbe alcuna prospettiva dunque? Se dovesse risultare difficile conquistare una vera e propria accettazione o integrazione, quale soluzione potrebbe attenderci?
Impegnativo dirlo, anche se l’orizzonte attualmente praticabile potrebbe essere quello della tolleranza. Attraverso questa apertura alle diversità delle altre civiltà, ogni persona sarebbe trattata come degna di rispetto e messa nelle condizioni di poter vivere realmente in modo umano.

Simona Pia Pitarella - Liceo "G. Bianchi Dottula" Bari - classe 4^BU Scienze umane

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