IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Il potere, dal punto di vista delle relazioni interpersonali, è la capacità di singoli o gruppi di influenzare il pensiero di altri singoli o gruppi.
Esiste una forma evidente e palese di potere, una dimensione che può essere definita “macro” che comprende tutti gli organi predisposti a legiferare e a governare. Accanto ad essa, il filosofo francese Michel  Foucault accosta una dimensione “micro”, più pervasiva, del potere, definita microfisica e data dai rapporti di forza che si creano all’interno della società.
Max Weber fu il primo ad associare il potere legittimo allo Stato, attribuendo allo Stato moderno le caratteristiche distintive della sovranità e del monopolio dell’uso legittimo della forza. Storicamente le principali forme di Stato moderno sono la monarchia assoluta, rappresentata in modo emblematico dalla Francia di Luigi XIV, la monarchia costituzionale  inglese che si distingue per un primo, sebbene, parziale riconoscimento dei diritti civili , e la più recente democrazia liberale.
Quest’ultima può essere definita come la forma odierna dello “Stato rappresentativo” nel quale tutti gli individui sono uguali davanti alla legge. Gli Stati Rappresentativi ereditano dalla tradizione liberale la separazione dei poteri e l’attenzione ai diritti civili. Gli individui facenti parte di una democrazia, così chiamata perché la sovranità appartiene al popolo, godono dei medesimi diritti non solo civili, ma anche politici. E’ proprio sul concetto di “popolo” che si sofferma il pensiero Norberto Bobbio, il quale lo concepisce come un’ “astrazione ingannevole” poiché le decisioni collettive non vengono prese direttamente dal popolo, ma dai singoli individui nel momento in cui gettano la scheda nell’urna.
Un’ altra caratteristica della democrazia liberale è la possibilità per le minoranze di oggi di diventare la maggioranza di domani, legittimata a comandare nel rispetto delle minoranze. Per questo, l’alternanza al potere è considerato un buon indicatore di democraticità.
Nel suo libro “L’età dei diritti” la cui prima edizione risale al 1990, Norberto Bobbio si sofferma sul punto di vista tradizionale del potere, per cui gli individui non sono titolari di diritti ma devono seguire gli ordini imposti dal capo. Anche nelle cosidette carte dei diritti, le libertà degli individui non erano riconosciute come già esistenti ma erano concesse e presentate ai cittadini come il risultato di una “graziosa concessione” del sovrano. Fortunatamente, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ha rovesciato questa immagine. Oggi il concetto di democrazia è inseparabile da quello dei diritti dell’uomo.
Nel suo editoriale su La Stampa del 23 dicembre del 2018 , Maurizio Molinari riporta il pensiero di Xi Jinping e di Vladimir Putin, capaci di intrattenere platee imponenti, esaltare il modello autocratico e sfidare a viso aperto le democrazie occidentali. Europa e Stati Uniti, infatti, vengono considerati come sistemi politici indeboliti, capeggiati da leader vulnerabili e parlamenti incapaci di svolgere il loro lavoro. Il totalitarismo, per definizione, è un prodotto del Novecento e si basa sul totale assorbimento della società civile da parte dello Stato che vede l’individuo come un mero elemento del sistema statale. Esso, per le sue peculiarità, dev’essere distinto dalla dittatura: un governo autoritario in cui il potere è concentrato nelle mani del capo e le libertà individuali sono del tutto soppresse. A parlare delle caratteristiche dei regimi totalitari fu la filosofa tedesca Hannah Arendt, la quale identificava nel nazismo tedesco e stalinismo sovietico gli esempi lampanti di regime totalitario.
Nella sua opera “ Le origini del totalitarismo”, la filosofa sostiene che questa forma di potere sia caratterizzata da:
·    La presenza di un capo che svolge il ruolo di leader carismatico;
·    Assolutezza della leadership, per cui il sovrano può realizzare le proprie idee senza vincolo alcuno;
·    L’uso della propaganda e il ricorso al terrore, per cui tutti gli individui devono sentirsi minacciati o in pericolo di vita;
·    La possibilità di controllare tutti gli ambiti della vita dell’uomo;
·    Una concezione della realtà distorta e ideologica che mira a soggiogare le masse popolari e a manipolarle;
·    Il consenso delle masse e il fanatismo, basati su una illimitata fedeltà alla figura del capo.
Ad oggi, ad un anno di distanza dalla  pubblicazione dell’articolo di Molinari, resta ancora da vedere come le democrazie sapranno reagire a questa sfida, trovando delle risposte da cui dipenderà il loro futuro.

Alessia Miscioscia VBe, Liceo Bianchi Dottula - Bari

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